Uomini d’onore

 
Nota: c’è chi ci chiede se il volantino sia stato partorito dalla nostro fetida immaginazione. Magari toccassimo certe vette d’autoironia. Tutto originale padano e tutto distribuito ad Avesa e Quinzano prima delle elezioni del re.
 
In una città che affonda nel melmone trasversale del "me ciava solo se fasso schei", quindi corrotto e corruttibile, una ventata d’aria fresca è arrivata con l’elezione di uomini che hanno sbaragliato i vecchi costumi di coloro i quali – opportunisti politicanti avvezzi all’affarismo più bieco – erano votati alla genuflessione nei confronti dei potentati economici, industriali, curiali.
Ora alla guida della città ci sono uomini tutti d’un pezzo, lontani dalle ladronerie, che hanno avuto un preciso mandato dal popolo e intendono rispettarlo il popolo perchè loro sono rappresentanti del popolo.
Non si fanno intimorire da deboli e debosciati (loro sono amici dei migliori squadristi in città), tirano dritto.
Lassismo e relativismo, via!
Questi sono uomini d’azione. Uomini d’onore.
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Regno venuto

"Era un potente digestivo a quel misto di schifo, paranoia, ansia e senso di soffocamento che ci coglie nel guardare/vivere le nostre metropoli".



Ballard, recentemente scomparso, era, aggiungiamo noi, un anticipatore di futuri prossimi.


Prendiamo ad esempio il suo recente "Regno a venire" (Feltrinelli, 2006). Sfogliatelo. E diteci se non sentite anche voi in bocca quel retrogusto di pila che rilascia acido.


Il fascismo da lui preconizzato, vuoto e scontato prodotto da centro commerciale, è qui.


Il regno a venire, è ora. Continua a leggere

A tutto gas

di Quel Brutale Finalmente
A cosa serviva il gas nei campi di sterminio? A disinfettare. E la picana argentina? Ad accendere il gas del fornello dice monsignor Laise. Del resto si sa che, secondo Mengele, i divaricatori, i tondini di metallo acuminato, i bisturi, i tronchesini, gli estrattori e le cesoie che trovarono nel suo “ufficio” servivano a fare la manicure ai suoi pazienti. Una questione di igiene, quando erano già stati addormentati col gas, dopo la depilazione. Ma la volatilità, l’ambiguità del gas, la sua ricchezza fatta di nulla, il suo arcano essere e non essere, hanno qualcosa a che fare anche con la violenza di Tisiano Boarotti, l’arzillo ottantaduenne di Avesa che nel solito ufficetto postale, dove era andato a pagare la bolletta del gas, ha sentito Pino, Gino, El Seola e Toni (età complessiva 364 anni) che si lamentavano di furbi e oscuri zingari che rapinano gli anziani. Veloci, falsi, meschini, violenti, porci, ladri e poi ancora “maledeti  fioj de na rojasa”, “ghe vorìa la camara a gas”. L’insicurezza e la “non sicurezza” di essere sicuri sono delle brutte bestie con cui convivere. Pagato il cedolino trimestrale Tisiano, in preda alla paura e tremando come una foglia, si è barricato in casa a doppia mandata. Continua a leggere

VeRonda: la città dell’amore

Copioni.

Noi le ronde ce le avevamo già, nella notte dei tempi.

E adesso tutti lì a volerle, in giro per l’Italia.

Un po’ come la polenta e renga, che ce la invidiano fino a Calatafimi.

Per non parlare degli assistenti civici della signora Corazza, assolutamente unici e inimitabili, come i volantini firmati lega nord che la signora Corazza distribuiva al parco San Giacomo durante il suo egregio lavoro di rondista.

No. Parliamo delle ronde padane.

E chi se le ricorda più le ronde padane prima maniera?

Correva l’anno 1998, era settembre, e un manipolo di verdi arditi osarono sfidare la casbah di Veronetta. Di notte. Con il cellulare. Di quelli grossi, Nokia, tipo telecomando.

Cellulare grosso, cervello fino.

Si chiamavano Tosi, Flego, Tosato, Bragantini. E chissà se c’era Ciccio Lomastro?

A Casaccio Pound: fatece ride’

L’ombroso vi invita a scovare l’intruso e a snidare il fascista.

Oggi lo squadrismo è arte mimetica, raccogliamo la simpatica sfida!

CasaPound usa il metodo “‘ndo cojo cojo” e cioè: aò, ve parlamo de questo, de quelo, legitimamo chi ce pare, ladri de stato o sbroccati sanguinari che sieno, che noi famo cultura. E chi nun ce segue ha da esse’ un lurido negro, aò.

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Bavbavi! Invasione di barboni comunisti in città

Amiamo dormire in pieno centro nelle vostre belle città. Soprattutto d’inverno.
Sotto le stelle. Quando se ne vedono.
Non siamo come i vostri barboni di una volta, tipo il Crea, che si lasciano uccidere da veronesi ubriachi.
Forse non siamo neanche barboni. Forse neanche umani. Siamo una categoria di reietti del socialismo reale.
Il fine sociologo assurto al soglio di palazzo Barbieri ha ragione: è in corso una mutazione sociologica della categoria del clochard.
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L’ombroso sei: che lusso

Avevamo programmato un numero SUL lusso in tempi non sospetti quando la crisi aveva dato solo i primi vagiti, i primi morsetti. In tempi in cui volevamo essere tutti il nano più ricco. In tempi in cui eravamo più tranquilli e pensavamo che bastasse pavlave tutti come Mavta Mavzotto pev fav videve.
Ah Ah, beata ingenuità!
Ma ora che un afrore da subdolo golpe sudamericano ci permea ogni recettore olfattivo, ci permettiamo di fare un numero DI lusso.
Perché quando i nani fanno sesso con le ballerine sul corpo di una donna morente e i preti li guardano compiaciuti additando come assassino il padre, soltanto il poterlo scrivere, dopo aver vomitato in bagno, è fare un numero di lusso.
Perché riuscire a far ridere di questi tempi è già lusso, anche se, a far ridere, sembra basti essere un beota vestito da sceriffo su di un carro di carnevale che rappresenta se stesso.
Noi vogliamo di più: vogliamo libevave la Mavta Mavzotto che sta dentvo di noi.
“Non abbiamo nessuna Marta Marzotto, Signore!”
“Come?”
“Non abbiamo nessuna Mavta Mavzotto, Signove!”


Un numero per ricchi con l’evve moscia e l’orologio sul polsino:
– Intervista esclusiva alla marchesa Guarienta “Odieuse” di Montereale di Bisceglie: "Perché ho deciso di aiutare gli stracciuoni" a firma dell’ineffabile Quel Brutale Finalmente
– Reportage: gran galà di beneficenza "come cani per un giorno". Si è intrufolato per noi, elegante più che mai, Monsignor Hunter
– L’angolo del letterato: ovvovi allo stato bvado
– Ugo Sau antropologo della terza età

– altre cinque prove dell’esistenza di Dio
– craniology: L’ombroso sbarella e sconfina ai tropici
 

Fajardo, fascista gajardo

Starà lucidando gli stivaloni e la Luger Stefano Andrade Fajardo.
Dopo una lunga lotta che ha visto come concorrenti nessuno, viene infatti incoronato difensore civico. Il difensore civico sarebbe, per intendersi, quello che dovrebbe salvaguardare i diritti dei cittadini contro irregolarità e abusi dell’amministrazione comunale, dei vigili, delle forze dell’ordine e delle istituzioni in genere.
La giunta Tosi, nel suo oramai quasi riuscito piano di infilare tifosi dell’Hellas in tutti i ruoli istituzionali in modo che controllori e controllati siano seduti vicini la domenica pomeriggio, ha pensato bene di nominare come difensore civico un altro camerata, in modo da non avere nessun cazzo di cittadino a rompere le palle per i prossimi dieci anni. Continua a leggere

Guardie cilenofile e bergamerati

Suggestioni cilene all’adunata viziosa di fascisti, sbirri e preti.

"Nessun braccio teso"
Il leader di Forza Nuova Bergamo: "Non siamo né fascisti né nazionalsocialisti"

Bergamo – «Se io avessi visto qualcuno fare il braccio teso, l’avrei subito bloccato, perché sono gesti provocatori e fuori luogo Noi siamo nazionalisti, non fascisti e nemmeno nazionalsocialisti». Dario "Astipalio", leader di Forza Nuova Bergamo, commenta la giornata di sabato e ciò che ne è derivato. «Per noi è stata un giorno perfetto, non altrettanto per Bergamo». (Giornale di Bergamo, 3/3/2009)

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