L’ombroso sette: un numero sinistro

Barbuti barbudos si sbarbano in barba ai barbagli del barboso sole che sorge sui tetti di Verona. Una nuova alba è cominciata per la sinistra veronese, che mai si sarebbe detta esistere. Dalle profondità delle coscienze ingorgate, fino al ponte della vittoria, forse!


In questo numero tra l’altro troverete:

– l’esclusivo reportage di George Bertain sulle tracce dei guerriglieri di Pandoro Luminoso.


– lo schema segreto della sinistra radicale veronese


– la nuova programmazione del centro mazziano, di interzona e di tutti i locali trendy della sinistra veronese


– il bestiario della generazione d


– mao dire mao: una ne fa e cento ne pensa


– genialità manifesta, un fumetto (sic!) di fabbro nizzardo

Maree Maroni

Guerre intestine e d’intestini tra apparati della Lega.
Il motivo del contendere? Questioni di primato tra primati.
Adesso se ne viene fuori Sturmtruppen Maroni con questa storia del respingimento.
Mica nuova. E non bisogna nemmeno tornare con la mente alle leggi razziali sostenute e sottoscritte dall’illustre statista Giorgio Almirante, padre politico di un’intera classe dell’apparato digerente oggi al comando.
Basta ricordare quando qualche anno fa i fascisti desiderosi di una fogna nuova dichiaravano l’inutile distinzione tra clandestini o regolari e la necessità di un umano rimpatrio per tutti.
Maroni copione, ci sono arrivati prima i tuoi amici nostalgici di olio, ricino e aspersorio.
D’altronde, ultimamente è un continuo rincorrersi a chi sia più aguzzino. Non è più a-la-page dirsi umani. Continua a leggere

Altro che veronesi tuti mati!

"Altro che veronesi tuti mati!
gh’è un paese sui monti qua in Lesinia
dove se dise iàa
pasà la linia,
dove gh’è forsi pì semi che rati!

Pensa, chei bacanoti patentati
na olta par cavarghe la graminia
dal campanil ià fato na gnominia
picandoghe na vaca, a conti fati!
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Uomini d’onore

 
Nota: c’è chi ci chiede se il volantino sia stato partorito dalla nostro fetida immaginazione. Magari toccassimo certe vette d’autoironia. Tutto originale padano e tutto distribuito ad Avesa e Quinzano prima delle elezioni del re.
 
In una città che affonda nel melmone trasversale del "me ciava solo se fasso schei", quindi corrotto e corruttibile, una ventata d’aria fresca è arrivata con l’elezione di uomini che hanno sbaragliato i vecchi costumi di coloro i quali – opportunisti politicanti avvezzi all’affarismo più bieco – erano votati alla genuflessione nei confronti dei potentati economici, industriali, curiali.
Ora alla guida della città ci sono uomini tutti d’un pezzo, lontani dalle ladronerie, che hanno avuto un preciso mandato dal popolo e intendono rispettarlo il popolo perchè loro sono rappresentanti del popolo.
Non si fanno intimorire da deboli e debosciati (loro sono amici dei migliori squadristi in città), tirano dritto.
Lassismo e relativismo, via!
Questi sono uomini d’azione. Uomini d’onore.
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Regno venuto

"Era un potente digestivo a quel misto di schifo, paranoia, ansia e senso di soffocamento che ci coglie nel guardare/vivere le nostre metropoli".



Ballard, recentemente scomparso, era, aggiungiamo noi, un anticipatore di futuri prossimi.


Prendiamo ad esempio il suo recente "Regno a venire" (Feltrinelli, 2006). Sfogliatelo. E diteci se non sentite anche voi in bocca quel retrogusto di pila che rilascia acido.


Il fascismo da lui preconizzato, vuoto e scontato prodotto da centro commerciale, è qui.


Il regno a venire, è ora. Continua a leggere

A tutto gas

di Quel Brutale Finalmente
A cosa serviva il gas nei campi di sterminio? A disinfettare. E la picana argentina? Ad accendere il gas del fornello dice monsignor Laise. Del resto si sa che, secondo Mengele, i divaricatori, i tondini di metallo acuminato, i bisturi, i tronchesini, gli estrattori e le cesoie che trovarono nel suo “ufficio” servivano a fare la manicure ai suoi pazienti. Una questione di igiene, quando erano già stati addormentati col gas, dopo la depilazione. Ma la volatilità, l’ambiguità del gas, la sua ricchezza fatta di nulla, il suo arcano essere e non essere, hanno qualcosa a che fare anche con la violenza di Tisiano Boarotti, l’arzillo ottantaduenne di Avesa che nel solito ufficetto postale, dove era andato a pagare la bolletta del gas, ha sentito Pino, Gino, El Seola e Toni (età complessiva 364 anni) che si lamentavano di furbi e oscuri zingari che rapinano gli anziani. Veloci, falsi, meschini, violenti, porci, ladri e poi ancora “maledeti  fioj de na rojasa”, “ghe vorìa la camara a gas”. L’insicurezza e la “non sicurezza” di essere sicuri sono delle brutte bestie con cui convivere. Pagato il cedolino trimestrale Tisiano, in preda alla paura e tremando come una foglia, si è barricato in casa a doppia mandata. Continua a leggere

VeRonda: la città dell’amore

Copioni.

Noi le ronde ce le avevamo già, nella notte dei tempi.

E adesso tutti lì a volerle, in giro per l’Italia.

Un po’ come la polenta e renga, che ce la invidiano fino a Calatafimi.

Per non parlare degli assistenti civici della signora Corazza, assolutamente unici e inimitabili, come i volantini firmati lega nord che la signora Corazza distribuiva al parco San Giacomo durante il suo egregio lavoro di rondista.

No. Parliamo delle ronde padane.

E chi se le ricorda più le ronde padane prima maniera?

Correva l’anno 1998, era settembre, e un manipolo di verdi arditi osarono sfidare la casbah di Veronetta. Di notte. Con il cellulare. Di quelli grossi, Nokia, tipo telecomando.

Cellulare grosso, cervello fino.

Si chiamavano Tosi, Flego, Tosato, Bragantini. E chissà se c’era Ciccio Lomastro?

A Casaccio Pound: fatece ride’

L’ombroso vi invita a scovare l’intruso e a snidare il fascista.

Oggi lo squadrismo è arte mimetica, raccogliamo la simpatica sfida!

CasaPound usa il metodo “‘ndo cojo cojo” e cioè: aò, ve parlamo de questo, de quelo, legitimamo chi ce pare, ladri de stato o sbroccati sanguinari che sieno, che noi famo cultura. E chi nun ce segue ha da esse’ un lurido negro, aò.

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