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L’ombroso trentacinque: più vuoti, meno voti
Grugnolo se ne va, ma L’ombroso rimane. Eccone un altro numero.
In questi anni di risibile governo della città vi abbiamo tenuto la mano come bimbi spauriti, vi abbiamo fatto ridere, vi abbiamo fatto piangere, dall’ombra vi abbiamo suggerito che un altro punto di vista era possibile, che si poteva trovare conforto nei cerchi nella pearà, nella lettura dei libri sacri e sciamanici, nell’intonare tutti insieme il grido di speranza “Hasta el ponte de la Victoria, forse!”. Vi abbiamo sostenuto nella cura dei piccini, nella scelta dei libri e della musica, vi abbiamo confortati nei tempi di crisi e vi abbiamo informati e guidati nelle difficoltà quotidiane, animati dalla volontà di educare, voi masse di quadrumani, alla rivoluzione simpatica. Stronzate. Come al solito ci siamo sbagliati. Dopo Grugnolo non verrà niente di meglio. Avremmo sperato per lui un’uscita di scena degna della sua faccia. Che so, un abbiocco in autostrada, un suicidio anti-equitalia, un duello di lama fuori casa, invece lui se ne va mesto, disfatto con l’alito di uno che si è appena risvegliato e gli tocca magari di andare in ufficio, mentre L’ombroso continuerà a uscire gratuitamente nei vostri locali preferiti senza essere in grado né di aiutarvi dalla prossima merda, né di consolarvi. Possiamo solo assicurarvi che nel pantano nero dell’ignoranza continueremo ad affondarci abbracciati tutti insieme e cercheremo di stare allegri come sbornie tristi, perché, come diceva il poeta comunista, è dall’humus puzzolente nell’ombra del sottobosco che nascono le grandi querce che ardono nei forni.
Perciò beccatevi anche queste esilaranti elezioni e il nostro paginone centrale a loro dedicate. Siamo certi che fino a quando saremo gratuiti come vespasiani voi continuerete a compiacervi dello spettacolo pantoclaste di saltimbanchi da trivio e quando sarete di maestrale a gettarci mezz’euro nel piattino.
In questo numero:
- I migliori dieci anni della nostra vita, de Il Miserabile Jean
- Pacate opinioni a confronto e incontri culturali al Vinitaly, di Alì Tosi
- Ignorantismo: deficit cognitivo di sottocultura o movimento di primitivo consapevole afflato artistico?, di Nomenklatura
- Ricorda che quest’anno si cambia il subumano. Va’ a votare, Verona lo merita, de La Redazione
- Satira pe-dante, di Sapore di Cane
- Capire le sacre scritture: Genesi 24-27, Isacco, de Il Miserabile Jean
Un numero di certo non privo di iconografia dissidente per alleviare dai crampi e per motivarvi anche con le figurine a rimanere, orgogliosi, nella più bieca ignoransa.
L’ombroso trentaquattro: un numero che è una bomba
Borghesi in tempo di crisi ci siamo imborghesiti, non c’è dubbio.
Eccoci ancora a rivangare i bei tempi della giovinezza, quando le bombe le si metteva noi italiani di genoma italico e latino se non etrusco o addirittura Osco, popolo di pastori e grandi amatori di capre, altro che Celti incestuosi e pastori lessinici mugofagi con le croste sulla faccia.
Ah! Che tempi, la fiera di Milano, Piazza Fontana, Gioia Tauro, Peteano, piazza della Loggia, Ludwig, l’Italicus, Bologna e tanti altri giorni di esplosiva giovinezza vorticavano attorno alla nostra beneamata città! Mica come questi pidocchiosi di musulmani. Noi sì che ci sapevamo fare col tritolo. Giù la testa, coglione.
Un numero che abbiamo voluto dedicare alla bomba, perché la bomba è spensierata, riscalda, conforta i deboli, alimenta gli opulenti e tace la miseria. La bomba che fa giustizia di tutte le ingiustizie, la bomba con il botto che porta allegria e tutte le feste se le porta via.
Bum bum bum, diceva una canzone dei nostri tempi. Ed ecco allora sotto il vostro naso puzzolente i più fulgidi esempi dei bombaroli de casa nostra. E chi ha orecchie per intendere intenda, chi ha occhi per vedere veda e chi ha un biglietto da cinquanta lo metta nella cassetta de L’ombroso che trovate un po’ dappertutto, se avete occhi almeno per guardare.
E insomma da bravi borghesi anche noi alla fine si è partorito il figliolo ribelle. Con malcelato orgoglio ve lo presentiamo. Ecco “L’Antitutto”, supponente sciocco ignorantello e impertinente come un adolescente senza talenti alle prese coi suoi gattini molotov e le sue turbe fanzino-rivoluzionarie.
Ma la rivoluzione rosso pomodoro, diciamo noi, non si fa con la fretta, la gatta cieca ha fatto i gattini molotov ciechi, bisogna sapere aspettare e farsi esplodere quando sono tutti dentro. Altro che baluba iconoclasti.
In questo numero:
- Bombe e buoi dei paesi tuoi, di Quel Brutale Finalmente
- Un uomo (quasi) tutto d’un pezzo, di Minali
- S’i’ fosse bomba, di Nomenklatura
- Capire le sacre scritture: Giosuè 5-6, Spippolo, poi torno a bomba su Gerico, de Il Miserabile Jean
e in allegato: “L’Antitutto“, fanza autoscissionista autoprodotta e automunita contro il rimbambimento a colori de L’ombroso
L’ombroso trentatré: più aldilà che aldiqua
A gamba tesa nel bel mezzo della noia che ci attanaglia è uscito il nuovo coloratissimo numero de L’ombroso, a lenire le ferite dei pochi sopravvissuti.
Numero palesemente palindromo. Numero esoterico per eccellenza. Vibrazione del Maestro. Le 33 vertebre della colonna. I luoghi santi del Buddha in Giappone, le 33 chiese fatte costruire in dieci anni da Zhédi, imperatore della dinastia Ming. E ancora sono 33 le perline nel rosario islamico, i 33 anni di regno di Davide a Gerusalemme, gli ani del Cristo, per non parlare dei 33 giorni di pontificato di Papa Giovanni Paolo I o dei centimetri di John Holmes. Il trentatreesimo è il grado massimo nella gerarchia massone. E ancora, le 03:33 del mattino è il momento della giornata più propizio per entrare in contatto con entità di tutti i tipi e di tutte le forme. E come dimenticare quei 33 disgraziati minatori cileni intrappolati nel 2010 nelle budella della terra che mandarono il biglietto “Estamos bien en el refugio los 33” il quale, come chiunque può constatare, consta di 33 caratteri compresi gli spazi. E a seguire i proverbiali trentatré trentini e finalmente dica trentatré.
Allora, avanti, tutti insieme, chiedete, pretendete, dite trentatré, e forse vi sarà fatta salva l’ombra vostra.
Questa volta L’ombroso affronta una rinnovata, esilarante esperienza nel mondo della cura alternativa, delle filosofie archetipe, delle vacche sacre, delle masturbazioni illuminanti e delle più curiose attitudini della nostra animaccia bella.
Ricco di ieratiche raffigurazioni piene di spirito, di documenti apocrifi, di inopportune inserzioni pubblicitarie e di autentici sproloqui.
In questo numero:
- La grande lezione di Tiziano Terzani, di Fabiana Inculamorti
- Ho sposato l’energia quantica del cosmo. Poi…, di Max Gurudidado
- Dica trentatré!, de Il Miserabile Jean
- Basta con questo ognuno dice la sua, di Dott. Minali
- Ma se non hai fatto lo Scout i nodi come li sciogli?, di Nomenklatura
- Le recensioni lobotomizzate di Quel Brutale Finalmente
- Capire le sacre scritture: Genesi 19, Meritocrazia, de Il Miserabile Jean
La balneabilità del male
L’ombroso trentadue: lasciate che i pargoli vengano
L’ombroso domani: prevista tanta afa
Copertina datata 2029 e realizzata per la “Storia dell’editoria italiana dal 2020 in poi”, in mostra ad A.F.A., Autoproduzioni Fichissime Andergraund
L’ombroso trentuno: solo idee superficiali ma ribadite con forza
- Reduce your penis, di Fabiana Inculamorti
- Lobotomia, de Il Miserabile Jean
- Nuove invenzioni per porre fine alla carenza di lettori, di Minali
- La copertura di Stocazzo, di Jerry Kalashnikov
- Inutile cambiare il mondo. Meglio adattarsi senza troppa fatica, di Max Brododidado, Quel Brutale Finalmente, Il Miserabile Jean, El Gefri
- Le recensioni lobotomizzate di Quel Brutale Finalmente
- Filosofia da bar, di Alì Tosi
- Capire le sacre scritture: Genesi 12, Sarai fottuta, de Il Miserabile Jean
L’ombroso trenta: rideteci se avete coraggio
Vi siete mai chiesti perché nelle barzellette il popolo faceto ci mette sempre i carabinieri e i pulotti mai?
Si possono riconoscere diverse ragioni a questa sottile forma di discriminazione. Innanzitutto i carabinieri erano veneti in Calabria e siciliani in Veneto, il che è di per sé una situazione potenzialmente comica. Poi bisogna ricordare che i carabinieri portavano un’uniforme carnascialesca coi pennacchi e i cappelloni, buffoneria che ancora un poco si conserva nelle divise e negli atteggiamenti odierni.
Ma la ragione fondamentale al fatto che nessuno racconta barzellette sui celerini, è che non fanno ridere.
L’ombroso ha voluto per sua natura matrigna andare contro corrente, riparare a questa ingiustizia. Il risultato è che, allo stesso modo delle barzellette, il numero che vi proponiamo da portare sulle spiagge del salato mediterraneo non farà ridere nessuno. Per quanto graficamente curato come un bebè, ricco, denso, sgargiante dei molti buoni contributi, c’è venuto fuori come una barzelletta dal finale troppo amaro.
Perché non c’è niente da ridere. Non ha fatto ridere noi, non farà ridere i lettori. E soprattutto non farà ridere i celerini, non solo perché hanno molto meno senso dell’umorismo dei carabinieri, ma anche perché nessuno al mondo si darà la pena di impartire l’ordine di entrare nel nostro covo e sporcarsi le mani coi nostri flaccidi crani di vecchi fannulloni, donne amorali e ragazzini quadrumani. Perciò dovranno aspettare la prossima partita di calcio o il prossimo corteo di sparapetardi per potersi sfogare e sostenere le loro sacrosante ragioni spaccando teste e sparando lacrimoni.
Noi non dimentichiamo il monito pasoliniano che ci esortava a ricordare che i poliziotti sono lavoratori figli di lavoratori. Giusto, però è un fatto che anche i netturbini sono lavoratori figli di lavoratori e se Miglioranzi desse loro l’ordine di eliminare il pattume dandogli fuoco direttamente nei cassonetti, loro si rifiuterebbero di eseguire. Forse.
In questo numero:
– Le avventure del commissario Duevolti, di Alì Tosi
– Questo è il migliore dei mondi, di Quel Brutale Finalmente
– All Cops Are Bellissime, di Fabiana Inculamorti
– Ein Zwei Polizei, di Minali
– Quello che ci siamo imparati al vedere del film Diaz, di Jerry Kalashnikov
– Sicurezza in sicurezza, di El Gefri
– Finito il diluvio, de Il Miserabile Jean
– Quella volta che nacquero, di Johann Tesselberg
– Le recensioni sbirresche di Quel Brutale Finalmente
sempre magnificamente illustrato in ben quattro colori da alcuni sfolgoranti nemici pubblici sfuggiti alle patrie galere.
Circo delle croste, sesta edizione: The Holy Vengeance!
Come una malattia che non si riesce a debellare, torna la più improbabile serata del divertimento, l’ics fuktor dei poveri!
Attori e attrici, cantanti, mimi, nani e ballerine si cimenteranno nella più sgangherata kermesse che questa città abbia mai saputo mettere in scena.
Come sempre sarà il pubblico a decretare i vincitori, osannandoli e omaggiandoli con lanci di verdura, bombe carta e arguti improperi.
Giudice di tutte le grida, l’infernale, implacabile, indiscutibile macchina brevettata da L’ombroso, il Sigometro®.