Regno venuto

"Era un potente digestivo a quel misto di schifo, paranoia, ansia e senso di soffocamento che ci coglie nel guardare/vivere le nostre metropoli".



Ballard, recentemente scomparso, era, aggiungiamo noi, un anticipatore di futuri prossimi.


Prendiamo ad esempio il suo recente "Regno a venire" (Feltrinelli, 2006). Sfogliatelo. E diteci se non sentite anche voi in bocca quel retrogusto di pila che rilascia acido.


Il fascismo da lui preconizzato, vuoto e scontato prodotto da centro commerciale, è qui.


Il regno a venire, è ora. Continua a leggere

A tutto gas

di Quel Brutale Finalmente
A cosa serviva il gas nei campi di sterminio? A disinfettare. E la picana argentina? Ad accendere il gas del fornello dice monsignor Laise. Del resto si sa che, secondo Mengele, i divaricatori, i tondini di metallo acuminato, i bisturi, i tronchesini, gli estrattori e le cesoie che trovarono nel suo “ufficio” servivano a fare la manicure ai suoi pazienti. Una questione di igiene, quando erano già stati addormentati col gas, dopo la depilazione. Ma la volatilità, l’ambiguità del gas, la sua ricchezza fatta di nulla, il suo arcano essere e non essere, hanno qualcosa a che fare anche con la violenza di Tisiano Boarotti, l’arzillo ottantaduenne di Avesa che nel solito ufficetto postale, dove era andato a pagare la bolletta del gas, ha sentito Pino, Gino, El Seola e Toni (età complessiva 364 anni) che si lamentavano di furbi e oscuri zingari che rapinano gli anziani. Veloci, falsi, meschini, violenti, porci, ladri e poi ancora “maledeti  fioj de na rojasa”, “ghe vorìa la camara a gas”. L’insicurezza e la “non sicurezza” di essere sicuri sono delle brutte bestie con cui convivere. Pagato il cedolino trimestrale Tisiano, in preda alla paura e tremando come una foglia, si è barricato in casa a doppia mandata. Continua a leggere

A Casaccio Pound: fatece ride’

L’ombroso vi invita a scovare l’intruso e a snidare il fascista.

Oggi lo squadrismo è arte mimetica, raccogliamo la simpatica sfida!

CasaPound usa il metodo “‘ndo cojo cojo” e cioè: aò, ve parlamo de questo, de quelo, legitimamo chi ce pare, ladri de stato o sbroccati sanguinari che sieno, che noi famo cultura. E chi nun ce segue ha da esse’ un lurido negro, aò.

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L’ombroso sei: che lusso

Avevamo programmato un numero SUL lusso in tempi non sospetti quando la crisi aveva dato solo i primi vagiti, i primi morsetti. In tempi in cui volevamo essere tutti il nano più ricco. In tempi in cui eravamo più tranquilli e pensavamo che bastasse pavlave tutti come Mavta Mavzotto pev fav videve.
Ah Ah, beata ingenuità!
Ma ora che un afrore da subdolo golpe sudamericano ci permea ogni recettore olfattivo, ci permettiamo di fare un numero DI lusso.
Perché quando i nani fanno sesso con le ballerine sul corpo di una donna morente e i preti li guardano compiaciuti additando come assassino il padre, soltanto il poterlo scrivere, dopo aver vomitato in bagno, è fare un numero di lusso.
Perché riuscire a far ridere di questi tempi è già lusso, anche se, a far ridere, sembra basti essere un beota vestito da sceriffo su di un carro di carnevale che rappresenta se stesso.
Noi vogliamo di più: vogliamo libevave la Mavta Mavzotto che sta dentvo di noi.
“Non abbiamo nessuna Marta Marzotto, Signore!”
“Come?”
“Non abbiamo nessuna Mavta Mavzotto, Signove!”


Un numero per ricchi con l’evve moscia e l’orologio sul polsino:
– Intervista esclusiva alla marchesa Guarienta “Odieuse” di Montereale di Bisceglie: "Perché ho deciso di aiutare gli stracciuoni" a firma dell’ineffabile Quel Brutale Finalmente
– Reportage: gran galà di beneficenza "come cani per un giorno". Si è intrufolato per noi, elegante più che mai, Monsignor Hunter
– L’angolo del letterato: ovvovi allo stato bvado
– Ugo Sau antropologo della terza età

– altre cinque prove dell’esistenza di Dio
– craniology: L’ombroso sbarella e sconfina ai tropici
 

Sei Marso? Buon Capo d’ano.

Riceviamo dalla redazione de la Padania busona e a fatica pubblichiamo.
Attenzione: post non adatto ai minori e alle latitudini inferiori al 45° parallelo. Contiene ironia padana.
 
La Padania busona presenta: Capo d’ano veneto? Sì, tanko!
 
Dialo Boia, Dialo Can, xé rivà el Capo d’An!
Noialtri non semo come tuti chei teroni marochini che i fa l’ultimo de l’ano a l’ultimo de l’ano.
Noialtri, che semo veneti e quindi un po’ indrio, speten Marso.

ANSIA a Febbraio

Ecco i freschissimi rancidi della nostra agenzia. Uno per tutti?

12/02 (ANSIA) Negrar (VR) – Salta il fine pena per Wolfgang Abel. Deluso e amareggiato, conferma la persecuzione giudiziaria nei suoi confronti: «Voglio tornare ad avere una vita normale. Voglio trovarmi una fidanzata. E poi fracassarle la testa con un crocefisso, a quella impura».

C’è del marcio su agenzia ANSIA

(Nell’immagine, il socio di Abel, il dott. Furlan, con la sua ultima invenzione, La Macchina che fa Ping)

Ah Ah Ah, che da ridere che te fe!

Piccolo scherzo del consiglio comunale ai danni dei ragazzi aggrediti in Piazza delle Poste. Del resto, che danno è senza una bella lista di beffe?

La notte del 3 Gennaio 2009 alcuni sprovveduti festeggiano un compleanno in un’osteria di Piazza delle Poste. Non sono attivisti politici, non sanno che da qualche mese la gestione di quel bar è stata acquisita da Ivo Spada, noto promotore dell’amore universale e avversario di qualsiasi deriva autoritaria di cento chili per cm quadrato. Entrano dei bravi butei, inneggiando cori razzisti e sessisti. Gli sprovveduti si lamentano, soprattutto le ragazze sono stanche di sentirsi dare delle puttane. Fuori dal locale, gli Hellas Boys li aggrediscono e una ragazza viene colpita in pieno volto da un posacenere.

Questo è il danno.
Poi ci sono le beffe.

 

Peli sulla lingua

In esclusiva per L’ombroso, un sacerdote dell’Istituto Antonio Provolone, Don Bruno Basa Ani, esce allo scoperto sulle presunte violenze subìte da una sessantina di ragazzi sordi ospitati nell’istituto dagli anni ’50 fino al 1984. Ecco l’intervista che ci ha rilasciato.
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Ma quale memoria?

Mentre sfrigola ancora la notizia di un clero omertoso nei confronti delle ventennali voglie di giovani carni da parte di alcuni suoi dipendenti scaligeri, mentre prosegue sui giornalini di parrocchia veronesi la beatificazione degli agnelli di Casapound che «hanno l’entusiasmo dell’età e il valore delle idee in cui credono» da parte di orianefallaci locali, mentre ancora ci si interroga sull’ondata inconsulta e irrazionale di violenza riversatasi sulla città che non ci si capacita proprio da dove provenga  né chi la fomenti, eccoci giunti alle celebrazioni per la Giornata della Memoria, ricorrenza della liberazione dal campo di sterminio di Auschwitz del 27 gennaio 1945.
Una cosa che al veronese medio interessa meno di una gnocca vestita e senza tette al motorshow seduta su un vecchio ciao piaggio ma che bisogna per forza fare sennò sai le polemiche.
Allora, in pompa magna e in Gran Guardia, il Comune e il suo sindaco si apprestano a celebrare  gli ex deportati sopravvissuti ai campi di sterminio. Poi si va al cimitero Ebraico dove si terrà una cerimonia "commemorativa con deposizione di una corona al Monumento agli Ebrei deportati da Verona".
Tutto questo martedì 27 gennaio.
E sabato 31 gennaio, cosa succede? Continua a leggere