Esce il numero 45. Diventa untore e diffondilo!

Prima che fosse decretata la quarantena erano quasi tredici anni che non uscivamo dalle cantine salnitrose dove abitualmente troviamo ricetto, ma da quando in città non si vedono più facce di cazzo, e per la verità di questi tempi si sono viste pochissime facce in generale e quelle poche mascherate, per le strade di Veronda ci sentiamo a bell’agio assai e lo spettacolo di piazza Erbe deserta ci colma di speranza per il futuro.

Poiché i locali, dove per solito s’assembrano i nostri lettori in trepidante attesa di ombrose novelle, sono tutti chiusi, s’è fatta questa pensata, del tutto degna del nostro genio, di andare in cerca di untori e di chiedere a te, proprio a te anonimo annoso lettore scroccone, di distribuire il fantasmagorico e segretissimo giornaletto.

Ricorda che se noi facciamo queste cose è perché siamo disperati e non abbiamo un cazzo da fare tutto il giorno, ma anche tu sei disperato e allora forse anche tu aneli con noi alla rivoluzione rosso pomodoro. E questo puoi anche scriverlo sull’autocertificazione con la quale rivendicherai il tuo insensato atto di terrorismo. Sappi però che se ti prenderai cinquecento euro di multa noi non ti daremo niente come niente ci hai mai messo nella cassetta delle offerte prendendo il L’ombroso per metterlo sotto la sabbia del gatto.

 

Il fan cetnico di Flavio e il federale di facebook

alta moda2All’armi, all’armi! All’armi siam fascisti del terzo millennio due punto zero stato autarchia nazione italia però amici dei leghisti!
Nemmeno il tempo di brindare alla notizia che il monarca del Vaticano si detronizza da solo (lavoro usurante fare il vicario di cristo in terra, oggidì) che a Veronda, sarà la primavera in anticipo, come ogni anno sbocciano svastiche e celtiche sui muri, il livello di schiuma si alza e le fogne traccheggiano, debordando. Come a ricordarci che il kali yuga formato hellas, e cioè che l’epoca dell’indecoroso declino sulla cui perigliosa china balliamo loffi e distratti, è difatti un ciclum continuum, alleato del passato, nostalgico delle scimmie del terzo reich.
Veronda insomma è mefiticamente uber alles butei liberi Alabama va in mona, as usual.
Solo ieri abbiamo saputo delle imbarazzanti simpatie (pensate, imbarazzanti pure per i neonazi formato elezioni, che hanno tentato di nascondere sotto il tappeto l’amico camerata compagno di tante bevute ai compleanni di Himmler) che alcuni ultranazionalisti cetnici nutrono non solo per la Grande Serbia, anche per il Grande Flavio. Desideroso di abbracciare il suo mito, il “führer serbo” rimane deluso che all’assemblea generale di Progetto Nazionale, la maschia forza politica animata dagli ex Veneto Fronte Skinheads Puschiavo (imprenditore del mobile) e Miglioranzi (imprenditore dei rifiuti), non ci trova Flavio, il “führer della Lessinia”. Eppure era in programma un suo intervento, il quasi più amato e morigerato sindaco d’Italia ci tiene ogni anno a rinsaldare certi vecchi sodalizi trans-padano-patriottici.
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Prendete e leggetene tutti

Il Gesù disegnato da Stefano Antonucci e scritto da Daniele Fabbri è un credibilissimo figlio di Dio. È abbastanza consapevole e scoglionato. Afflitto dalle domestiche tensioni con la moglie Patrick, teledipendente, è richiamato in missione da un esigente padre che lo rispedisce sulla terra a salvare le sorti della celeste azienda. Il Cristo non si tira indietro e anche questa volta assolve con efficacia e maestria al rito del proprio martirio. È un professionista.

«Parlare alle folle è il mio mestiere», dichiara all’ammirato padre al ritorno dalla fruttuosa missione.

La salsa pulp – la pregevole copertina cita immediatamente Tarantino – dà sapore alla pietanza. La trama dell’azione che porta il Cristo a misurarsi con lo sporco mondo della comicità in prima serata (riuscendo a evitare di appesantirsi) rimane essenzialmente pretesto a una gratificante sensazione di quotidiana onnipotenza e a una serie ben congegnata di interventi comici al contorno. Impagabile la Santa Madonna sotto la doccia soltanto per la quale varrebbe la pena di leggere questo fumetto (l’illuminante prefazione di Davide La Rosa ricorda con non meno entusiasmo del nostro la Santa Madonna in piscina), tavola di un’essenzialità che lascia sbalorditi.

In qualche appunto del giovane Robert Walser, forse l’animuccia cristiana più limpidamente fedele apparsa in Europa dai tempi di S. Francesco, si legge, citiamo a memoria e quasi a casaccio «Non credo che Dio, quando sente qualcuno bestemmiare se ne abbia a male, piuttosto sono convinto che ne provi una certa soddisfazione, una consolazione nel sapere che gli uomini sulla terra lo chiamano e lo ricordano». Vero è che le preghiere sono sicuramente più appiccicose e noiose e generalmente non possiedono la carica emotiva e la convinzione di una bestemmia.

Per questo motivo al Gesù di Fabbri e Antonucci siamo convinti che Dio, se esistesse, non negherebbe un indulgente e grato sorriso. Noi ci abbiamo ricavato anche un paio di sganasciate ben assestate.

Dacci un occhio e sostieni i miracoli autoprodotti qui

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Una città formato teletubbies

La storia è ciclica, rammenterete.
Così ad un certo punto le cose tornano al loro posto e non c’è più bisogno di immaginare i nefasti futuri meazziani: Bepona è sempre Veronda, la città dell’ammore.
Succede di tutto nelle prossime settimane nella nostra amata città, come sempre quando si avvicina il 25 aprile. Festa di San Marco, non dimenticatelo, visto che qualche pretaccio vorrebbe confonderla con pasquetta.
Uno stimato organo di informazione locale come il nostro non poteva bucare la notizia e scontentare i nostri quattro esigenti lettori. Per questo siamo orgogliosi di presentare una veloce rassegna dei più audaci appuntamenti per ristabilire il primato di Veronda come centro politico degli amici di Evola, Galeazzo Musolesi e Torquemada che si susseguiranno in un crescendo areniano, degno del miglior Girondini, quello col ciuffo e l’impermeabile. Continua a leggere

Altro che veronesi tuti mati!

"Altro che veronesi tuti mati!
gh’è un paese sui monti qua in Lesinia
dove se dise iàa
pasà la linia,
dove gh’è forsi pì semi che rati!

Pensa, chei bacanoti patentati
na olta par cavarghe la graminia
dal campanil ià fato na gnominia
picandoghe na vaca, a conti fati!
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Schiaffi al disgusto ricorrente

Cacciatorpedoni! Roboanti areopagi!
Giarnicotonblù!
sss-brof-fe-ddi-ppearà!
Fra cento anni nacque il futurismo!
Camerieri,
Fiume è Traghetta-Ta-Ta-Tabile!
cccc-che-Tà-Tà-ca-gà!
Buttatevi di faccia dal vapore Modernità!

Il L’ombroso, foriero di prodi scintille divulgatrici, plaude e fiero saluta i valorosi e impavidi futuristi che addì 9 febbraio 2009, dalla maestosa Torre che sovrasta il salotto degli Spritz, cercarono di scuotere l’ubertosa cittadinanza. Issatisi in su la cima per svettar su tutti, facean librare nell’aere ottomila volantini con l’incitamento alla sedizione contro la città passatista (http://ilveronese.it/sito/vedi_articolo.php?id=826).
Ci uniamo al monito degli intrepidi internazionalfuturisti per l’abolizione della veronesità e dell’incameramento maniacal-fascista delle imprese futuriste.

E per l’occasione ghiotta, il tredicesimo suonetto d’Ugo Sau, aviatore.

Chei magnamerda i fa de chele robe
i inegia a un tal Mafarka, futurista,
zioccan, ela o no ela mia na svista?
chel là l’è negro, come le carobe!