esce L’ombroso Numero UNO! attenti ai vostri fori!

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Dunque, andiamo con ordine.
Slandròn Migliornazi è un fascista. Lo diciamo perché siamo certi che lui non se la prenderà affatto. Anzi, ha avuto modo di ribadire recentemente che di quell’epiteto va fiero (quando nella fiction di fantapolitica “Tosiland” recitava nel ruolo di co-protagonista come futuro rappresentante del Comune all’Istituto per la storia della Resistenza, ops… pardòn Slandròn, della resistenza). Continua a leggere
Eccolo, signore e signori, eccolo!
E’ passato e in un lampo se ne è andato!
La faccia presentabile dell’intolleranza, il delfino di Almirante riconvertito e fresco di naftalina.
di Livio Fasto
Inizia così un sermone domenicale del nostro vescovo, HIC NOSTER di Verona, come ahimè, NOSTRO è il sindaco, NOSTRA è la tifoseria… non dimentichiamo, soprattutto voi signori dell’opposizione, non basta un simbolo diverso per avere la coscienza a posto: Homo sum, humani nihil a me alienum puto.
Si parla ordunque del Nostro prete maximo, il quale non è quello di Legnago, come recita quella famosa ballata tante volte sentita in queste desolate lande, degna del miglior Nicola Caverna.
Magari fosse quel simpatico vecchiotto dipsomane che nelle note della canzone ci fa sorridere e apparire meno distanti i prelati di ogni genere quando vengono scoperti nei difetti tipici della commedia umana.
Un pò alticcio il vescovo quando scrive lo sembra: farfuglia, cita, zig-zaga in azzardate e arzigogolate connessioni logiche, recita un pensiero, poi si lancia in sferzate contro la moralità perduta dei nostri tempi e lo si ritrova qualche paragrafo successivo a ripigliare un discorso che oramai non ricorda più nessuno.
Forse quando dice messa gli scappa nel calice qualche stilla di troppo del dolce nettare e il gomito alzato allora non è più solo la parte del suo corpo che erge assieme al calice verso Dio, ma proiezione della sua mente che vacilla sotto i colpi della dionisiaca bevanda.
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a seguire un’inedita intervista al famoso studioso di fenomeni L. Andreoli.
Porte chiuse, non ho più speranze,
per me c’è la notte più nera…
Code a Porta Nuova per pagare il viatico.
A Porta Vescovo fermato un pericoloso malvivente in tonaca sprovvisto di 730; delirava urlando: «Questa porta è mia».
dal nostro corrispondente Lemon Roidy
Se qualcuno adombrasse sospetti di faziosità destroide da parte dei rappresentanti del Comune, questa volta si ricreda subito.
Tra la celerità ad esprimere unanime solidarietà nei confronti del proprietario tricolore, il cui negozio meta dei nazi-chic è stato per la seconda volta dinamitardato, e l’amnesia riguardante il maschio pestaggio di matrice fascista avvenuto ai danni del figlio di un rappresentante della sinistra (i giornalisti RAI aggettiverebbero con "estrema") dello stesso consiglio solo pochi giorni prima, vi è un’abissale differenza.
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GINKGO BILOBA
di Lemon Roidy
[10 maggio 2013, ore 20.40, Anello
Tangenziale Circolare]
La Fiat Celtica correva a folle velocità
lungo l’Anello. Il sistema di condizionamento d’aria faticava a smaltire i
miliardi di microparticelle che cercavano di infiltrarsi nell’abitacolo.
Il sindaco fissava pensieroso il
finestrino della sua blindata, o almeno così sembrava a prima vista. In verità
stava provando alcune posizioni della mandibola per il discorso che avrebbe
dovuto tenere di lì a poco alla connection veronese del Partito Democratico del
Nord.
«J’è gentaja».
L’antica frase da lui coniata appena
incoronato, e rivolta a quei quattro pidocchiosi del centro sociale sgomberato,
gli scattò nella mente. Nello stesso istante due sinapsi fecero contatto e la
mandibola scattò in avanti in posizione uno: volitiva. Continua a leggere