Archivi autore: lombroso
Meno schei, meno cojoni
Ciao, comprati Arrapound
(clicca sui manifesti per scaricarli in alta qualità)
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Vogliono odorare di storia e cultura, nascondere certi olezzi, riempire con altro i loro palinsesti altrimenti un po’ sgombri di simpatia (chi ci mettiamo sui manifesti colorati? L’allegrone Himmler che gioca allo sterminio in Ucraina? Oppure l’italianissima banda Koch della RSI che in compagnia delle SS tortura, stupra e ammazza però tutti vestiti da Pierrot? Noo, dobbiamo essere ancora più non conformi…). Per sintonizzarsi allora su Radio Biricchinissima rubacchiano a destra e a manca (spesso a manca) col fine di ricostruirsi un lacerato imene di credibilità.
Più di tante parole, torna qui utile la saggezza orientale dei monaci buddisti dell’antico Tibet: quando ti tiri dietro un carretto fumante di merda, se la vaporizzi di Chanel n.5, mica improvvisamente si mette a profumare. Continua a leggere
Asma Ritalin, un racconto sotto l’ombrellone
di Lemon Roidy
1 luglio 2013, Veronda
“Oh cazzo, è tardi”, pensa la bambina. “La vecchia mi aveva detto di rientrare entro le dieci”. Saluta velocemente le amiche, rotea su se stessa e si incammina lungo Hat street. A metà della strada pedonale si ferma e si mette a frugare nello zainetto. Ne estrae il suo prezioso Ipod Sindacal, regalo della giunta comunale a tutti gli studenti. Prima in un timpano e poi nell’altro iniziano a vibrare le dolci note della sua musica preferita e la bambina, rallegrata, riprende a camminare. Avvicinandosi a Plaza de las Yerbas la via comincia ad animarsi di giovani con in mano beveroni arancioni; i decibel nell’aria crescono ad ogni passo fino a coprire le note del pure potente Ipod Sindacal. Alla fine della via, poco dopo la statua del grande poeta gallico, un muro sonoro investe la bambina in pieno petto. Disorientata si ferma a guardare la Plaza: l’antico piano di calpestio marmoreo è invisibile tante sono le paia di scarpe bianche che lo ricoprono e, più in alto, centinaia di teste dondolano, chi al ritmo delle diverse muzak provenienti dai vari locali, chi al ritmo della sua sinfonia idroalcolica interiore. Continua a leggere
L’ombroso otto: un numero infradito
Nella calura afosa, frotte di vecchietti stremati si barricano in casa a congelarsi le balotte e arrostire i piccioni con le fuoriuscite dei condizionatori.
Al riparo dal turismo napoleonico che li irride dicendo "noi ci abbiamo delle mummie meglio tenute, al Luvr", non sentono il pericolo che si spande per le mura del centro storico, l’insicurezza che farebbe tremare le loro sgalmare. Per le strade assolate milioni di infradito, in accoppiamenti sempre meno eterotrofi, s-cìabattano calpestando nel sangue quanto resta del Decoro.
Difendi la tua terra e i tuoi zoccoli!
Scarica L’ombroso numero otto
e grida con noi: Infradito Primo Nemico!
In questo numero:
– l’estate di Paul Valery, bimbo capriccioso ma facoltoso
– l’esaltante finalissima della Viva Cup (ehhh??!), raccontata dal nostro inviato sportivo
– vi guardano, vi giudicano, vi controllano: Rondamen. Versione potenziata
– la vera cartina turistica della città nascosta e vergognosa: Veronda
– tutto quello che c’è da perdere della sempre meno imperdibile estate teatrale veronese
In regalo la comoda sdraio
Satana sulla città
Rassegnati, ci stiamo abituando a convivere con il peccato, ad assistere a spettacoli agghiaccianti a cui oramai nessuno fa più caso.
Come gente che suona pifferi nelle piazze, invece di andare a lavorare e lasciarle, le piazze, agli spritz della futura classe digerente. Nessuno si scandalizza nemmeno più se c’è chi lorda a suon di miserabili panetti e kebab i giardinetti perbene e le panchine con divisorio, invece di andare a mangiare al due torri.
Poi tutti a frignare che abbiamo un sindaco razzista conclamato, come se fossero queste le cose importanti che influenzano e mettono a rischio la gioventù!
E allora la droga?! E il comunismo?! E il black metal?! Siamo seri. Continua a leggere
Polvere da polvere, spazzatura da spazzatura
Ce l’abbiamo fatta. Costretti sempre ad inseguire “dopo” quello che succede in città, stavolta siamo riusciti ad arrivare “prima”. La nostra locandina pubblicata sul blog l’8 giugno è quantomeno premonitrice di quella che sarebbe uscita in tutte le edicole esattamente un mese dopo, l’8 luglio. Poteri psichici, sapevatelo. Certo la cosa non è di buon auspicio, visto che quando entriamo in trance nel nostro umido covo preveggiamo fine dei mondi, galassie che si scontrano, umanità resa schiava da scarabei stercorari giganti. Ma qui, con questo titolo che L’Arena ci ha evidentemente copiato, forse la metempsicosi c’entra poco. Era da tempo infatti che aleggiava nell’aria quel clima da “Ma dài diocan, iè solo butei!”. Alla fine come vuoi che si passi la serata in città, se non a cantare canzoncine razziste e per di più cattoliche (non si capisce perché al processo la difesa porti la pubblicazione di certe canzoni su cd delle edizioni paoline come attenuante) e spaccando teste, facce, occhi, posaceneri? E così, alla faccia dei precari del Comune che devono restare a casa dal lavoro, qualcuna anche con il figlio illegittimo di qualche consigliere tra le braccia, ecco dei nuovi interinali pronti per essere inseriti nell’organico dell’Amia. Quante risate devono essersi fatti Grugnolo e i genitori fascisti di ragazzi fascisti quando sua maestà ha concesso udienza a queste famiglie distrutte: idea, facciamo fare pulizia della città… sì, pulizia dai comunisti, ah ah ah!!!
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Sotto Spirito Santo, Dio beve e provvede
“È lo spirito santo che è dentro di me!”, ha subito scherzato, ma accortosi che il carabiniere stava levando la sicura alla mitraglietta in dotazione si è trovato costretto ad ammettere la verità: “Ho celebrato quattro messe in un giorno”. Il prete, disperato, ha tentato il tutto per tutto provando a confondere il maresciallo con uno sgrammaticato latinorum : “In saecula saeculorum lex ecclesiae maior quam legem hominibus est”. Ma il militare non si è scomposto e con un secco “Sic transit gloria mundi” ha zittito il prete e contemporaneamente smentito sessant’anni di barzellette sui carabinieri. Continua a leggere
La verità è sempre rivoluzionaria: i veri responsabili dell’omicidio Tommasoli
Pensa che sfiga per i cinque di Porta Leoni. Trovarsi proprio lì a picchiare della gente mentre a uno gli esplode un aneurisma. E cuccarsi più di un anno di carcere, solo per una questione di sfiga. In effetti gli atti compiuti successivamente da altri casi isolati confermano che di violenza non si muore. È forse morta la ragazza del posacenere? E Schinaia, è schiattato? Non ci sembra proprio. Calcio in testa e morte sono quindi due cose slegate e lontane. Continua a leggere