All’armi, all’armi! All’armi siam fascisti del terzo millennio due punto zero stato autarchia nazione italia però amici dei leghisti!
Nemmeno il tempo di brindare alla notizia che il monarca del Vaticano si detronizza da solo (lavoro usurante fare il vicario di cristo in terra, oggidì) che a Veronda, sarà la primavera in anticipo, come ogni anno sbocciano svastiche e celtiche sui muri, il livello di schiuma si alza e le fogne traccheggiano, debordando. Come a ricordarci che il kali yuga formato hellas, e cioè che l’epoca dell’indecoroso declino sulla cui perigliosa china balliamo loffi e distratti, è difatti un ciclum continuum, alleato del passato, nostalgico delle scimmie del terzo reich.
Veronda insomma è mefiticamente uber alles butei liberi Alabama va in mona, as usual.
Solo ieri abbiamo saputo delle imbarazzanti simpatie (pensate, imbarazzanti pure per i neonazi formato elezioni, che hanno tentato di nascondere sotto il tappeto l’amico camerata compagno di tante bevute ai compleanni di Himmler) che alcuni ultranazionalisti cetnici nutrono non solo per la Grande Serbia, anche per il Grande Flavio. Desideroso di abbracciare il suo mito, il “führer serbo” rimane deluso che all’assemblea generale di Progetto Nazionale, la maschia forza politica animata dagli ex Veneto Fronte Skinheads Puschiavo (imprenditore del mobile) e Miglioranzi (imprenditore dei rifiuti), non ci trova Flavio, il “führer della Lessinia”. Eppure era in programma un suo intervento, il quasi più amato e morigerato sindaco d’Italia ci tiene ogni anno a rinsaldare certi vecchi sodalizi trans-padano-patriottici.
Il nostro piccolo neonazista orfano di Jugoslavia insomma ci rimane davvero male, tira fuori lame da macellaio che è aduso armeggiare durante la dialettica politica, vuole fare una strage a braccio teso, ma i camerati lo riportano a più miti consigli promettendogli nei camerini un’esibizione privata dell’altro suo beniamino, quello che quando suonava ai raduni alopeci le canzoni a Himmler gliele dedicava. Povero führer serbo, lui non capire perché lo quietano, quasi hanno vergogna di lui e della sua prorompente voglia di gridare al mondo il suo amore per la svastica. Scrive sul suo diario, quello con il lucchettino e in copertina un’ariana Holly Hobbbie (la fonte è un sito serbo): «Questo gruppo nazional-rivoluzionario erede di Fiamma Tricolore ha l’appoggio di molti altri raggruppamenti nazionalisti, tra cui – a noi tutti noto – il Veneto Fronte Skinheads. (…) Inoltre volevo abbracciare il sindaco Flavio. (…) di lui ho sentito parlare molto bene. Anche se è del partito Lega Nord, i nostri camerati l’hanno sostenuto alla sua elezione, e Piero Puschiavo ha con la Lega Nord una bella collaborazione. (…) Dopo il convegno sono rimasto a dialogare con molti altri Italiani che hanno chiesto come aiutare i Serbi in Kosovo-Metohija, ma non solo in aiuti umanitari bensì consolidando i legami con i nazionalisti serbi nella comune battaglia».
Caro ultranazionalista Goran Davidovic, va bene che in cameretta c’hai il poster del sindaco di Veronda, ognuno ha gli eroi che si merita, però fa attenzione che gli squali oggi si vestono da renghe, eh, ci sono le elezioni alle porte.
E quindi va bene essere contro i poteri forti (e per l’autarchia energetica!) ma fa un’eccezione per quelli diretta emanazione di sua eccellentissima signoria vostra sindaco urbi et orbi Flavio Tosi, che se fai l’inchino forse ci scappa un careghino.
Niente, e poi c’è sempre lui, il federale de facebook, che chiama alle armi, alla guerra santa contro il pericolo dietro l’angolo dell’invasione comunista.
L’ex assessore alle pari opportunità (giuriamo, lo è stato, è vero) è uomo tutto d’un pezzo sui social network e non indietreggia – mai! – di fronte all’aggressione dei pericolosi sedicenti collettivi sedicenti universitari sedicenti di sinistra sedicenti democratici. Già si era infervorato in occasione di una scritta su Sacro Muro richiamando all’Onore e al lavare col sangue l’onta, figuriamoci a imbrattargli la Sacra Storia, quella con le SS maiuscole… la vena gli è esplosa. E come per magia, ecco che Veronda ritrova l’unità dei tanti e colorati fascismi che la attraversano. Ci stanno tutti e tutti, guarda caso, sono amici di colui il quale li tiene al guinzaglio, li porta a passeggio e ogni tanto tira loro un osso da spolpare, così stanno buoni e scodinzolano.