La saldatura dei buchi neri

verona-in-love-diapoEsercizio di fantasia. Immaginiamo una realtà parallela, del tutto simile alla nostra ma in cui avvengono cose paradossali, fuori dalla grazia di esseri senzienti.
Chiamiamo per comodità di rappresentazione questa città situata in un universo parallelo Vergonia.
A Vergonia ci sta un ospedale, una piazza, tante chiese, uno stadio, il mercato e scuole di ogni ordine e grado, anche un’università. Come qui.
In questa università si tiene una conferenza, su un fatto storico che ancora tanto fa discutere. Viene invitata una storica, a parlare, a dibattere su ciò che è accaduto, fuori da metafore e da vulgate pressapochiste, compiacenti, assolutorie. È d’altronde lo sporco mestiere dello storico, quello di approfondire e non fermarsi alle mere apparenze.
A Vergonia però certe cose non si possono dire.
E un gruppuscolo di mestieranti della violenza, contrari alla dialettica, decide che questa conferenza non s’ha da fare. Sono uomini bruti, mossi da astio e rancore storico. La connivenza però di questi facinorosi con le sfere istituzionali è conclamata. Ragliano e sbavano, urlando al tradimento della patria, di Vergonia, della bearà (tipico piatto gastronomico vergoniese). E minacciano rappresaglie se il rettore dell’università non impedirà lo scempio. A favore del non diritto di espressione si schierano uomini politici altolocati (capomastro incluso), che un tempo ragliavano e sbavavano come loro, prima di indossare comode giacchette altolocate.
Il rettore dell’università di Vergonia è un ometto pavido, attento a non pestare i calli che contano. E si convince che la conferenza è materia che scotta, meglio evitare.
Il giorno prima intima di non farla. Chi l’ha promossa non capisce e dice “scusi rettore, questo è il tempio della conoscenza, noi si va a conoscere”.
Fuori dall’università si radunano gli scuri, intenzionati a fargliela pagare a quei quattro renitenti al rigar diritto. Muovono compatti in direzione degli studenti, che da studenti improvvisamente diventano assediati, perché nel frattempo il rettore ha pensato di convincere con le buone gli organizzatori a tornare sui loro passi. E toglie la corrente a un intero piano della facoltà, dicendo alle forze dell’ordine di Vergonia, schierate al di fuori dell’edificio, di non intervenire. Dunque, fuori i “ve copemo tuti” lanciano fumogeni nei corridoi e cercano di entrare in contatto con gli studenti assediati, lasciati al buio, barricati dentro un’aula con l’ospite relatrice incredula per ciò che sta capitando.
Atto esecrabile, non trovate? Difficile da concepire. Ricordate però che siamo a Vergonia, universo parallelo.
Il giorno dopo, sui giornali della città, compaiono articoli ancora più paradossali che tentano di colpevolizzare le vittime, studenti rei di avere invitato una storica “negazionista”. Seguono dichiarazioni degli squadristi che hanno cercato lo scontro fisico e impedito lo svolgimento della conferenza: “abbiamo cercato il dialogo”, “ci hanno lanciato fumogeni”, “compatiteci, vergoniesi”.
La verità ufficiale e identitaria è stata ristabilita in città, le reni spezzate a chi intendeva contraddirla.
Poi arriva un buco nero e inghiotte la città, e tutti i suoi patetici abitanti.
Fortuna che cose così, a senso inverso, possono capitare solo in una realtà paradossale, a Vergonia, frutto della fantasia distopica di una mente bacata.
Dormite sonni tranquilli.
Perché noi siamo esseri senzienti, giusto?

Qui una fantascientifica testimonianza dall’università di Vergonia.