L’ombroso quattordici: un numero informato

Ubi maior, minor cessat. Ecco il mantra di cui si ammanta questo ben mantecato numero da leggere tra i pacchi di fine anno. Per una volta abbiamo deposto la colubrina e lasciato fare a chi ci sa fare veramente: lasciamo la parola ai professionisti della notizia, ai divi divani dell’informazione.

Quando il gioco si fa sporco, eccoci proni a un numero manipolato, disinformato, reificato, penoso, refuso:

Orrori di stampa!

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Nel pacco troverete:

– Ossi de Porco di Mario Spirler
– Le migliori battute della Olga di Gonzino Silvato
– La pazienza di Giobbe di Padre Salvo Imprevisti
– L’altro giornale per avvolgere l’altro pesce di Scrivandra Vaccate
– I vips crompano casa di Saponetta Casini
– Io, giornalista sportivo di spessore di Ciccio Vighiny
– Novello Vague di Ugo Brusadio

e tanta, tanta altra simpatia condensata.

L’unica luce di Verona che non vuole vendere niente a nessuno

(Riceviamo e volentieri pubblichiamo)

Comunicato del neocostituito gruppo d’azione L’O.L.F.
Noi de L’ombroso Liberescion Front abbiamo risposto all’appello lanciato alcuni giorni fa dagli agenti dell’ombra.
Presi dallo spirito di Castaldo, abbiamo aiutato la santa Lussia a portare un po’ di gioia anche alla vecchia statua di Lombroso.
Da ieri sera, questa può brillare di luce blu, contro il grigiore di una stupida città riempita di lucette natalizie, come si riempie di cacca un cesso.

Ci piace Verona, ma la vogliamo blu.

Viva l’ombroso, viva L’ombroso Liberescion Front!

Agec, la chiesa e un’inquilina…

(Riceviamo e volentieri pubblichiamo)

Agec, l’azienda che ti accompagna dalla culla alla tomba, passando per la gestione degl’immobili di pubblica proprietà, nel giorno di sabato 4 dicembre, alle 16, ha festeggiato i 100 anni dalla sua fondazione. L’anniversario poteva essere una buona occasione per riflettere sulle origini e sui progressi di questa storica azienda, nata, se non ricordo male, in seguito a un referendum popolare (sul sito, non trovo accenni di sorta, pare una cosa nata dal nulla: e anche questo silenzio è significativo).
Dunque, sabato 4, messa in duomo presieduta (sic!) dal vescovo Zenti, invitati anche gli inquilini con apposita lettera, presente al gran completo tutto l’establishment. Assente Tosi, giustificato (quand’è sabato pomeriggio…). Chiesa gremita, anche di gente semplice, organista, archi. Non mancava niente. Sui banchi,  una plaquette molto raffinata, con le orazioni, le letture, il programma.
Il vescovo fa una predica delle sue, parlando di disponibilità, accoglienza (ma con i «dovuti modi»), servizio, riconciliazione. Si capisce già da questo che la messa è solo rivolta al personale di Agec. E di fatto, al termine dell’omelia, un elegante dipendente recita le preghiere dei fedeli, tutte dalla parte dei responsabili del servizio. Fine. Il vescovo riprende la celebrazione, ma ecco che veloce come un fulmine si alza una signora, va al microfono e recita la seguente preghiera:

Proteggi Signore questa Azienda gestione edifici comunali e aiutala perché assegni le case a chi ha veramente bisogno, perché applichi correttamente le leggi in materia ed eviti di applicare l’articolo 2 legge 432/98 alle case pubbliche; perché eviti di ascoltare le sirene dei politici e degli amici e ascolti invece la voce sincera di chi ha veramente bisogno.
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Adesso li vogliamo deputati.

Vi sentite vittime? La sentenza assolutoria al gruppo che ammazzò Tommasoli vi ferisce?

Noi non conosciamo i distinguo e le eccezioni e i commi e i cavilli che portano a questo perverso fine. Non ci addentriamo nella lettura delle motivazioni della sentenza e delle note in margine e dei rapporti di forza. Noi non possiamo che prendere atto che avvocati abili e profumati hanno insinuato negli assuefatti cervelli della magistratura veneziana il dubbio che il gruppo omicida non fosse affatto un gruppo. Sarebbe a dire che pestavano calci individualmente, personalmente. Forse si erano incontrati solo poche ore prima, si erano presentati, buonasera, buonasera, lei è il Signor… ah, studente? E poi bevute due birre per rompere il ghiaccio, usciti dal bar in cui per caso si erano singolarmente incontrati, avevano deciso ciascuno personalmente, individualmente, in sua propria coscienza, di andare a cercare qualcuno a cui spaccare la faccia, perché evidentemente le nuove conoscenze non erano facce di quelle che si spaccano volentieri.

Dopo qualche tentativo andato storto ecco Nicola e i suoi amici. Facce buone da spaccare. Loro sono un gruppo? No, neanche loro sono un gruppo. Ogni grido, ogni insulto è individuale, ogni calcio personale, per suo conto. Un solo calcio ha ammazzato Nicola. Dunque: un solo calcio, un solo colpevole.

E voi, cazzo volete? Siete morti voi? No, certo che no, potete ancora andarvene in giro a passeggiare per il centro di Verona. Un solo morto, una sola vittima.

La violenza estremista delle uova colorate

Manifestazione studentesca, settimana scorsa. Lancio di uova, fresche tra l’altro, e qualche fumogeno.
Eh no bambini, non va bene, qui si pratica la violenza organizzata! Ci vuole allora un po’ di repressione, per spegnere le fiamme dell’odio di classe – prima, seconda, terza – a scuola.
Per far questo oramai non sono più necessari poliziotti in divisa, bastano gli studenti stessi. Vecchi dentro, trincerati dietro la “legittima protesta” (che più è innocua più è legittima), non si accorgono di quanto il veleno del Grande Fratello, sussunto omeopaticamente giorno dopo giorno, sia penetrato attraverso i loro brufoli e li abbia pompierizzati ancora nemmeno maggiorenni.
E ai facinorosi studenti infiltrati nel corteo studentesco, auspichiamo la smettano con questa insensata violenza fumogena, pratica oltre tutto dilettantesca. Continua a leggere

La politica del fare (schei)

di Max Brododidado

Scusate, scusate, permesso… disturbo? No, è che volevo solo fare notare, per chi non fosse troppo aduso ad aguzzare la vista e l’ingegno in stile Settimana Enigmistica, una cosa assurda, davvero allucinante.
Che il giornale di parrocchia da noi tutti amato recentemente ha dato di matto.
Abituato come sono a veder solleticato il mio torpore con decine e decine di pagine estive sulle “pagelle d’oro”, sulla tormentata scelta di quale casa Bred regalerà alla sua Angiolina, estasiato nel comprendere finalmente che il ruolo dell’informazione locale è quello di rasserenare e magnificare chi ci tiene un piede in testa dipingendo –anche la cacca – di mille sgargianti colori, in questi giorni, dicevo, sfogliare le pagine del giornalino mi ha fatto ripiombare negli anni bui del pessimismo comunista e ateo. Pensavomi guarito, tra l’altro. Continua a leggere

Agognato agosto urbano

di Lemon Roidy

Non è bastato il solleone agostano a fermare la solerzia di uno dei sindaci più amati d’Italia, il più amato dalla Padania Old Style, quella “Dal Po in giù, l’Italia non c’è più” per intenderci, il più desiderato dalle donne e dai giovani.
Mentre voi eravate ai lidi ferraresi a bere sofisticati cocktail in piscine extralusso, a Veronda qualcuno ha riportato l’ordine che sembrava perduto.

Pochi giorni prima della Francia, Grugnolo e la sua amministrazione hanno richiesto l’allontanamento dalla città, dal paese e dal mondo, di alcune decine di persone. Si tratta per lo più di cittadini comunitari, di appartenenza Rom. Sempre gli stessi Rom, professionisti dell’accattonaggio e senza voglia di lavorare, che non hanno nessuna intenzione di integrarsi nel rinomato tessuto sociale cittadino.

D’altronde “se uno non c’ha voglia di lavorare, ed è assolutamente legittimo, potrebbe sempre fare qualcosa di utile per la comunità, come raccogliere firme contro i Rom sotto qualche gazebo verde” ha sottolineato un’ anonima fonte dei piani alti di Palazzo Barbieri dando un ottimo spunto alla risoluzione dell’annoso problema e proponendo, in contemporanea, un gemellaggio con la città di Vichy per siglare l’ottima intesa della nostra città con i cugini d’oltralpe. Continua a leggere

L’ombroso estate n.1

 

E bravi i nostri campioni di simpatia, non hanno scrupoli e ne hanno per chiunque, chi più in alto siede peggio viene dileggiato (trattamento riservato ai nemici del popolo nei gulag di sandinista memoria, dove gli infoibati venivano costretti all’autocritica e all’autoironia). E intanto se ne lavano – loro – le mani del baratro in cui – loro, e quelli come loro – stanno sprofondando l’Italia.
Ma non è solo la fiacca provocazione terroristica di una satira che fa ridere solo i venditori di salamelle alla festa de l’Unità il limite di questo manipolo di scaldasedie nullafacenti.
C’è qualche ragione in più per boicottare quattro fogli rabberciati di propaganda maoista buoni solo per incartare il pesce marcio. I polpottini locali, figli di questo indifferenzialismo terzomondista pecoreccio, forti della loro criminogena clandestinità, oltre che poca cosa umana sono anche ipocriti e truffaldini.
Mi è costata fatica, lo ammetto, indossare i panni dello sfattone rintronato di spinelli, ma il travestimento e i mesi passati con loro sotto falsa identità hanno dato ottimi risultati. È grazie a giorni trascorsi immerso nella loro biancheria sporca, tra cani e gatti randagi che grufolano sui tavoli, fianco a fianco con degenerati malati di
pedofilia anticlericale che ho smascherato questi sedicenti paladini della risata sguaiata.

Altro che indipendenza e libero pensiero. Dietro a L’ombroso si celano interessi milionari. Per esempio quelli di trasformare la rivista in un rotocalco di pettegolezzi da spiaggia per parrucchiere. Le prove? Presto fatto. Ho trafugato alcune copertine dei nuovi numeri e con l’aiuto di alcuni amici dei servizi segreti riesco a pubblicarle oggi addirittura sul loro blog. Perché si sappia di quale pasta in realtà son fatti sti mentecatti. E adesso vediamo se ridete voi, cari amanti omosessuali del Lombroso, dai bordi delle vostre piscine sulle colline veronesi nelle ville dei papi elettori di Prodi.
Complimenti.
Littorio Feltri

L’ombroso dodici: un numero che è un rebus

Nel deserto padano non c’è più un cazzo da fare.
Non ti resta che stare a casa col ventilatore acceso e darti all’enigmistica. Per questo, gentile lettrice e cortese lettore, abbiamo creato per te…

L’ombroso dodici: un numero che è un rebus!

 

 

Oltre allo speciale enimmistica per ovviare alla noia dell’estate cittadina e attendere che il cavazzino abbocchi all’amo, in questo numero puoi trovare:

– Le loro idee non moriranno mai, purtroppo…
– Love paradise
– Assembla il tuo truzzo italiano
– Remondina Jones e gli scaligeri della B perduta e ritrovata

e molto altro ancora…

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