Oltre alla tristezza, la rabbia di vederli diventare involontari martiri senza diritto di replica, paradossalmente trasformati in un’icona da quegli stessi squallidi individui a cui spesso indirizzavano le loro corrosive invettive quando erano ancora in vita. Vittime sacrificali utili per chi ha sempre nutrito la bestia del fondamentalismo, per chi ha fatto dell’appartenenza identitaria una bandiera da sventolare sopra i morti, fomentando ancora una volta odi, cavalcando razzismi e giustificando stermini per preservare la propria ipotetica, ridicola purezza.
Quando invece li si sarebbe volentieri sbeffeggiati ancora e ancora. E ancora.
Non ci sono poteri buoni.
Un saluto, maestri.
Quelle e quelli de L’ombroso.