L’art director, cioè il direttore marketing, sì, insomma il pataccaro di CasaPound cominciano a girargli i testicoli vorticosamente perché non è mica possibile che ogni volta che sul campanello ci mettono il nome di un intellettuale si sollevi un vespaio di polemiche. Cazzo, sono solo nomi. Da quando anche gli eredi Pound li hanno diffidati dall’usare il nome del poeta pazzo per vendere la loro paccottiglia (usare Pound per la casa dei bastonatori sarebbe come intitolare a Leopardi un circolo di onanisti. Cioè a dire che non basta tirarsi una pugnetta per essere poeti).
Ci avevano provato con Bianciardi. Con Bianciardi? E perché non con Pasolini allora? Ma è che Bianciardi parlava troppo chiaro per i loro gusti. Pound era più facile, meglio di chiunque aveva intorpidito la sua lingua per farla sembrare più profonda. Ma ora che anche Pound, avendo capito di che bassa lega sia la natura di questi rampanti fascisti del terzo piano, non è più disponibile, bisogna che si cerchino un nuovo testimonial. Di intellettuali che non abbiano esplicitamente condannato le merde come loro non se ne trovano molti in giro. Certo i defunti non possono smentire, ma ogni volta gli intelligentoni tirano fuori qualche citazione ad hoc per dimostrare l’estraneità di Gadda, di Boine, di Bianciardi e perfino di Rino Gaetano alle loro posizioni commercial-ideologiche e poi saltano fuori i parenti e i lettori, e che palle questi intellettuali.
Hanno provato a contattare Calimero ma quest’ultimo pare che si sia messo nell’import-export di democrazia, ci fa un sacco di grana e dei vecchi amici non ne vuole più sentir parlare. Persino Taricone, che è l’unico autore che i butei hanno letto per davvero, pare che la sua famiglia non gradisca, e poi anche l’ufficio marketing ha espresso qualche dubbio a intitolare la sua creatura a uno che si è dimenticato di aprire il paracadute.
Non sapendo più dove sbattere il capo, in attesa che muoia Zeffirelli per aprire CasaZeffirelli dove i giovanotti potranno incontrarsi sorbendo delle belle tazze di the col mignolino alzato, non più abbastanza danarosi (ora che il loro generoso vicino del Casino delle Libertà ha altri pensieri per la testa) per acquistare il marchio di D’Annunzio e trasferirsi al Vittoriale, si sono gettati sulla carogna di Bene. CasaBene suona bene, si sono detti i creativi del terzo millennio, ma anche Carmelo ha cominciato a rivoltarsi nella tomba e si prevedono le solite roventi polemiche.
Non c’è niente da fare, non se ne viene fuori. Eppure un cognome bisogna pur metterlo sul campanello, mica ci puoi lasciare rag. Casseri che ti riconoscono tutti, no?
CascaPound, vai con un altro!