Casi isolati di promozione sociale

«Comunicazione interna urgente e riservata. Fare quadrato ora significa: negare la sua appartenenza al movimento, cancellare ogni traccia, stare zitti e far parlare solo i dirigenti autorizzati».
da laprivatarepubblica 

Attribuire tutti i meriti al gesto di un singolo, assillato dal dover porre un rapido rimedio alla pressante questione dell’invasione senegalese, una delle principali cause del degrado umano che rende così impopolare il nostro bel paese, non renderebbe giustizia a chi da anni lavora alacremente per estirpare il Male dal tessuto sociale.
Ci pare insomma poco corretto non riconoscere oggi i meriti di tutti coloro che con modestia e spirito di abnegazione hanno da tempo usato a proprie spese litri e litri di benzina per accendere falò purificatori.
A cominciare dagli uomini e dalle donne della Lega, la forza che maggiormente ha contribuito ad aprire gli occhi agli italiani su quali siano le vere cause del malessere che ci attanaglia la pancia. La loro capacità di sintesi e di semplificazione è ammirevole. Con le unghie, coi denti e con la bava alla bocca, i paladini della padania si sono erti a difensori di disoccupati, pensionati, precari, licenziati, cassintegrati, disperati e pezzenti vari, i cui diritti sono costantemente calpestati da torme di zingari e lavavetri organizzati dalla mafia cinese.
Per fare ciò hanno lottato duro, si sono spesi senza esclusione di colpi per fomentare l’immaginario. Il gioco poteva anche farsi sporco, hanno dovuto mandar giù bocconi amari alleandosi con mafiosi, corrotti e fascisti, occupando tutte le careghe che potevano, gestendo affari e sistemando famigliari e amici neanche fossero i peggiori politici centralisti di Roma. Ma il tutto rispondeva a un disegno preordinato, sotteso, alla nobile causa di riservare un radioso futuro alle nuove generazioni privo di mendicanti in centro città.
Ma noi niente, insensibili e accecati, ora non tributiamo loro il giusto plauso.
Colpa della nostra memoria corta.
Sulla sua poltrona imbottita in municipio siede il razzista più amato d’Italia. Solo l’altro ieri si rovinava la salute a forza di indicare in barboni e immigrati irregolari il problema di questa nostra bella città altrimenti spensierata.
Ce lo ricordiamo come se fosse oggi partecipare alle messe degli integralisti cattolici contro il pressante pericolo pederasta, ai raduni neonazisti per dire no all’infezione allogena che contamina il nostro popolo guerriero, impegnato nella raccolta di firme contro gli sengali, promotore della chiusura delle botteghe mondialiste gestite da foresti che non amano la tradizione veneta e attentano alla nostra sicurezza a suon di kebab.
E lo faceva per noi. Adesso è facile non ricordare.
Lui, insieme agli amici di partito e della sua più larga cerchia magica (comprendente il capogruppo della lista civica che lo appoggia, un tenero nazionalsocialista) potrebbe inoltre farci meglio conoscere il terreno di coltura da cui derivano simili casi isolati. Certi ambienti li conosce bene, accolto sempre come amico a braccia tese, li ha frequentati per anni chiedendo poi loro solo un piccolo contributo elettorale, in ricordo dei bei tempi.
Se fossimo meno ignoranti scopriremmo ad esempio che oggi i nuovi fascisti non si chiamano più così. Nemmeno razzisti, né topi di fogna. Chiamiamo le cose col loro nuovo nome. Oggi i fascisti si definiscono associazione di promozione sociale. Fanno volontariato. Si menano coi boyscout per far attraversare le vecchiette sulle strisce. Se la giocano alla pari con le dame della San Vincenzo.
Se poi qualcuno ci prende gusto, si mette in proprio e con lodevole spirito di iniziativa vuole arrischiarsi a fare il caso isolato, come a Veronda con l’omicidio Tommasoli o a Firenze con la caccia alle razze inferiori, beh, chiamatela se volete libertà d’impresa.
Però sembra comunque brutto non riconoscere il merito di chi ha seminato con dedizione e perseveranza negli anni un amorevole clima di odio. Tutti a parlare del gesto di un caso isolato. Ma ai mandanti non ci pensa mai nessuno.

Qui il giustiziere Casseri (quello nonconformemente giovane) spiega ai camerati di CasaPound che ci sono anche altri modi più efficaci per tenere pulito il mondo