Ci giunse avvilente voce che il nostro impagabile, e infatti impagato, direttore responsabile è stato di recente condannato alla spropositata, medioevale pena di sei mesi di detenzione da un sistema giudiziario schizofrenico con l’accusa di avere sottoposto all’attenzione della polizia scientifica il suo spelacchiato deretano.
La redazione de L’ombroso vorrebbe che nella sua angusta cella, prodotto di un mondo così angusto da offendersi tanto per un sorriso verticale, Pippo sapesse che solidarizziamo con lui e troviamo del tutto legittimo che chi si veda così petulantemente attenzionato dalla polizia scientifica esponga all’invadente esame scientifico anche il proprio deretano affinché nessun aspetto della questione sfugga al vaglio della scienza.
Giungano pertanto al nostro direttore gli effetti dell’ammirazione della redazione tutta e il plauso speciale del Professor Lombroso che apprezza particolarmente il criminale consenziente allo scientifico e accurato esame fisiognomico.
Sempre fidando che verrà un mondo in cui sui passaporti saranno le foto dei deretani invece che delle facce ti salutiamo, direttore, e ti auguriamo buon lavoro.
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Vicolo cieco Almirante
L’ombroso quarantaquattro: un numero che levati, è arrivato Craniopoly
A Natale noi si osserva uno o anche due minuti di silenzio.
Due minuti possono bastare per un’approfondita riflessione sull’anno passato e su quello venturo.
L’anno passato ci si è arrabattati nel tentativo di sbarcare la mesata, oppure di guadagnare un po’ più dell’anno precedente, oppure di pagare le rate di un bene immobile che è nostro ma è soprattutto di una banca, oppure di un bene mobile che non ci serve e ci intristisce. Poi, cos’altro? Multe, processi giuridici del secolo scorso, avvocato, affitti, tasse umilianti, tasse di soggiorno, tasse di proprietà, tasse scolastiche, tasse di passaggio, tasse di deiezione, poi medicine, dentista, meccanico, scarpe, vestiti, benzina, luce, gas, psicanalista e alla fine dell’anno regalini di natale.
Ed ecco allora che la rivista preferita dai quadrumani, dagli scarafaggi nostalgici delle ideologie novecentesche, dalle zecche anarchiche, dai lebbrosi che si annoiano nei lazzaretti e dalle vecchie miscredenti a cui nessuno regala nemmeno una crosta a natale, la vostra rivista preferita da tenere accanto al water vi porge un gentile regalino per questo solstizio che ci scoreggia tutti quanti nella terza decade dell’ultimo millennio.
Un gioco da tavolo, un gioco di puro azzardo, per celebrare il nazional-capitalismo localista-padano che ci ha fatto trascorrere tanti bei momenti anche quest’anno. E a cui vanno i nostri più sentiti omaggi.
In questo strabiliante numero speciale gratuito solo per voi stampato su cartoncino policromo rocambolescamente trafugato a una stamperia in fallimento perché con quello che troviamo nelle cassette non ce lo potremmo permettere, troverete:
- 1 tabellone coi controfiocchi che ci sentiamo di dire che è veramente un peccato regalarlo a gentaglia come i nostri lettori
- 20 carte 20 di sagaci aiuti del Professor Lombroso
- 20 carte 20 di spiritose inchiappettate di una Suora coi baffi
- 16 contratti d’affitto 16
- le istruzioni
- 1 ragionato parere del Professor Lombroso
- 1 numero verde disponibile, abbastanza spesso, per aiutarvi a cominciare a giocare.
Infiocchettato ad arte da alcune tra le nostre migliori matite appuntite.
E non dite che non vi pensiamo.
L’ombroso quarantatre: un numero un po’ endorsement un po’ bunga bunga
Trovate appassionante la fase politica che stiamo vivendo?
Siete coinvolti dall’attualità? Dal debito pubblico, dalla rivoluzione culturale, dagli orientamenti delle masse, dalle sperequazioni democratiche?
L’ombroso è la rivista che fa per voi. Sempre sul pezzo, sempre un passo avanti alla realtà, sempre conficcata nel cuore dell’attualità.
Ecco allora un numero monografico dedicato a S., il Cavaliere che ci mostrò le grandi praterie dove oggi cavalchiamo giubilanti, dove i capitani coraggiosi possono trovare tutta la biada necessaria al loro sostentamento, dove ci attende un infuocato tramonto che farà rabbrividire i paesaggisti, fremere i lirici, bestemmiare i credenti, disorientare i rabdomanti e impallidire gli ubriachi.
Un numero cantato con la voce delle Olgettine oggettine, sulle note di Apicella, con i versi di Bondi.
Ma non è questo il tempo delle nostalgie, non è ancora l’ora dei vintagismi, perché S. non è tramontato, non è invecchiato, è maturato. È maturato in qualcosa di più solido, più radicato. La sua barzelletta non fa più ridere, si è fatta parabola, bussola del presente, riferimento culturale nazionale.
Ecco dunque finalmente il numero 43 di L’ombroso, atteso da nessuno, perfettamente superfluo e pure così puntuale, significativo e naturalmente esilarante ed economico.
Correte dunque a comprare, compagni sfaccendati, a zero euro, il feticcio di Berlusconi, l’originale! Visto in TV!
E ricordatevi di riempire di dobloni le cassette mortuarie che trovate nei migliori locali del nostro paesone.
In questo numero:
– Scusate il ritardo, perdonaci Silvio, di Max Brododidado
– The Walking Silvio, di Tex Pussy
– Lettera da Dudù, di El Gefry
– Nani e ballerine, di Lord Scoppiafica
– L’arca di Noemi, di Milo Mannaro
– Io e Silvio, de L’anarchico Fufi
– Io stavo col Cavaliere, di Fedele Castro
Il tutto innaffiato da figure coloratissime, perfettamente genuflesse, dei nostri mastri cesellatori di icone sacre.
Buchi neri
L’ombroso quarantadue: un numero che è colpa del cambiamento climatico ingenerato dalle gradele
Forse uno dei peggiori e a ben guardare più rancorosi dei quarantatre numeri usciti, redatto a petto nudo dai sopravvissuti alla settimana più calda degli ultimi duecento anni. Asfissiati dal clima, anziani insofferenti di tutto, rifugiati all’Adigeo per scroccare l’aria condizionata e le offerte di assaggi privi di glutine, rinfrancati solo dalla prospettiva dell’impatto con un meteorite bello grosso che finisca davvero col brusarli tuti i topi di questa popolazione mondiale di migranti che quando hanno la fortuna di fermarsi per due o tre generazioni in un posto cominciano a odiare i migranti, all’ora di chiusura dei centri commerciali, quando le motoseghe si tacciano e i giovani si radunano per consumare colorati beveroni e maledire i diversi, le donne, gli albini e gli astemi, noi siamo andati in cerca delle più profonde radici culturali di questo popolo spaesato e abbiamo trovato le sagre dove gli autoctoni si ritrovano per celebrare spensieratamente la loro appartenenza alla specifica microcomunità.
Un numero documentale specialistico, solo per alfabetizzati radical chic che sanno leggere e scrivere, antropologi e sociologi addetti ai lavori, dove comunque tutti gli altri potranno godere delle poche ma validissime e coloratissime illustrazioni visto che per l’occasione viene distribuito gratuitamente amore dei.
– La sagra della lirica: cori, salamelle e cotillon, di Nomenklatura
– Famiglia ibrida, de Il Miserabile Jean
– Una serata alla Vera Festa in Rosso, di Lord Scoppiafica
– La dittatura dello staff, di Fabiana Inculamorti
– La vita sagra, di Sam Brutale
Cercatelo anche nei vostri consueti luoghi di villeggiatura così quando sarete in spiaggia a farvi un bagno di ultravioletti potrete sfoggiarlo pieghettandolo a striscioline e usarlo come ventaglio per asciugare il sangue e il sudore che sgocciolerete nei prossimi vent’anni.
L’ittorioso uno: la prima rivista di satira sovranista!
Gnocco e moschetto fascista perfetto
L’ombroso quaranta: un numero abortito con dolore