Lettera di Natale del buon Gesù

Caro Joseph,
ciao, sono ישוע, il tuo amichetto, ricordi? Quello che preghi sempre.
Ti scrivo io, preventivamente, prima che come ogni Natale tu e il tuo manipolo di invasati iniziate a inondarmi la cassetta delle lettere con le vostre richieste, le più disparate e disperate…
Ma Cristo Santo, vi siete mai accorti che sono io a compiere gli anni quel giorno? E allora sono io che debbo farvi un regalo o forse è il contrario? Al massimo posso offrirvi da bere al baretto, ma tanto non ci venite, preferite andare in quegli edifici lugubri e freddi dove le uniche cose liquide sono un po’ di acqua sporca in un pitale di marmo.
Mi stavo chiedendo negli ultimi tempi, ma se io nascessi nella vostra fottuta epoca, come me la passerei? Non che ai miei tempi la vita fosse un divertissement, ma voi avete inventato la parola progresso, hai presente? Siete gl’illuminati che vivono in un mondo migliore fatto di tante buone intenzioni e buon senso; noi ci arrangiavamo con gli schiavi per fare le nostre cose.
Ma vi rendete conto? Io se fossi nato nel XXI secolo potrei definirmi ebreo (e tra l’altro non mi converrebbe), ma dalle parti di Gerusalemme nessuno mi crederebbe, visto che non sono bianco immacolato come la vostra iconografia tradizionale vorrebbe.
E il nome? Sareste contenti di essere chiamati con il nome che vi hanno dato i vostri aguzzini prima di crociffigervi? Ma non avete un minimo di pietas! Cristo, se vi ritenete tanto belli e intelligenti iscrivetevi a un corso di ebraico antico e chiamatemi con il mio vero nome… Gesù, Gesù, che cazzo è sto Gesù? Sembra il nome di un calippo o una linea di prodotti intimi per uomo.
«Ok», avrebbe detto mio padre (si fa per dire) Beppe, «data la situazione andiamo a vivere in Egitto e se ciava anca i schei». «Sì, brao mona!», avrebbe risposto quella santa donna di mia madre, «con tutti quei musulmani cosa credi che accada? Ci prenderanno come minimo a Morsi».
Crescerei e mi domanderebbero: «Che lavoro fai?», «Fammi pensare, mumble… ci sono… Predicatore!». «Bella storia!», risponderebbero e giù di perquisizioni e pacche.
E se volessi andare a predicare un po’ di beatitudini in qualche collina assolata, così per cazzeggiare con i miei amichetti? Non potrei, perché le colline sono ormai piene di casette a schiera “sogno del colono israeliano”.
Dice: «Beh, almeno non avresti tra i piedi Erode o Tiberio!»… «Ah già, invece avere a che fare con Netanyahu, uno che si chiama come il verso del gatto quando gli schiacci la coda, è confortante; per non parlare di quello che governava a Roma fino all’anno scorso… lasciamo perdere».
In conclusione caro Joseph, non rompetemi quest’anno con le solite menate: “pace, pace, vogliamo la pace!”, che non ci crede più nessuno, ma fate qualcosa di divertente e alla fine più coerente.
Pensa ai bei tempi andati, ma ti ricordi come ci si divertiva? Inquisizioni, torture, eresie, inferno, purgatorio, transubstanziazioni… torniamo ai vecchi valori e se proprio volete farmi un regalo per il mio compleanno, scatenate una bella guerra di religione. Voglio tornare a vedere roghi in tutta Europa e teste di ugonotti che saltano! Penso di essermelo guadagnato questo diritto.
Tuo
(Chiamami come vuoi, tanto non avrai capito ‘na sega)