L’ombroso quaranta: un numero abortito con dolore

Numero quaranta
La gallina canta
Ha fatto l’ovetto
Lo metto nel letto
Lo metto in padella
Ci faccio una frittella.
 
Se è vero che Veronda sarebbe l’epicentro culturale dello tsunami di merda che coprirà l’Europa intera, noi ci mettiamo in gran spolvero e ci aggiriamo nella nostra bolla d’aria sporca sotto le luci agghiaccianti delle vetrine. Da questo osservatorio privilegiato scrutiamo distrattamente il mondo che corre tumultuoso verso la sovrappopolazione, il sovrasfruttamento delle enormi sacche di immondizia umana. Mentre il decrepito impianto capitalista risucchia le ultime briciole delle nostre brame, ci sollazziamo delle incredibili capriole dei nostri ministri da comica affamati di carne da masticare.
In questo fosco e luccicante scenario, noi apocalittici – sempre in attesa di estinzione e giudizio universale, dell’istante che l’ineffabile crivello fisiognomico separerà la pula dal grano – ci sguazziamo e troviamo ancora il buon tempo di fare dell’accademia e indagare – in ardente attesa che tutti quelli che oggi sono vivi siano morti domani – la netta differenza tra uno spermatozoo e un coliforme fecale, tra una giovane salamandra e un feto umano di tre mesi.
 
 
In questo documentatissimo numero a cui hanno collaborato scienziati teorici e sperimentali di respiro extra-provinciale, gente dai sontuosi curricula, troverete:
 
– I polaretti di Massimo Boldi, di Fabiana Inculamorti
– Madre sovrana, de Il Miserabile Jean
– Vandhellas, primato d’amore sovranista, di Max Brododidado
– Conserva di feti, di Lord Scoppiafica
– Uno su mille ce la fa, di Nomenklatura
– Fratello abortito, di Quel Brutale Finalmente
– Fratello malcagato, de Il Miserabile Jean
– Non ho parole, solo crociate, di Sapore di Cane
– Schei spesi ben, di Alì Tosi
– Ottocento 69 69, di Fedele Castro
– Feti&Fornelli, di Tex Pussy
– #fermiamoilmassacro, di Alex Bautista
 
Perciò anche per questa volta riempite d’oro le nostre cassette, fondeteci dentro le fedi nuziali, le catenine della comunione dei vostri figli, i vostri denti d’oro nell’amara, sconfortante consapevolezza che se siete ancora in grado di apprezzare, vuol dire che siete nei guai.