All’inizio non te ne accorgi nemmeno, di scivolare.
È un attimo.
Lentamente scivoli sulla buccia di banana della banalità.
E poco alla volta ti ritrovi protagonista di un reality show da quattro schei pieno di facce di merda, fascia pomeridiana, target tendente all’anziano, a quegli ultimi anziani pensionabili, da retequattro insomma.
Il reale, bah, in fin dei conti, che sarà mai.
L’irreale, beh, che c’è di male a coltivare qualche sogno?
Per sognare bisogna prima addormentarsi, questo è inconfutabile.
Il fatto è che non sei nemmeno più capace di produrre materiale onirico degno di questo nome. I tuoi sogni sono pillole deformanti di iperrealtà.
Sembri sotto l’effetto di un potente narcolettico.
Ora scivoli di un altro gradino, sulle scale che conducono allo scantinato della tua coscienza.
Mentre le palpebre si appesantiscono da lontano odi una ninnananna che ti culla: "se ti senti insicuro del tuo futuro hai bisogno dell’esercito per le strade, te lo giuro". Pensaci, non fa una piega.
Annuisci imbambolato.
Nel sonno acido in cui è immerso il tuo quotidiano affiorano visioni mefistofeliche.
Come se tu fossi sognato da un oppiomane che ha maldigerito una peperonata fredda.
Adesso forse te ne accorgi, di scivolare.
Ne convieni, ne sei consapevole, annuisci, te ne fotti.
Leggi con malcelata noncuranza il giornale locale.
"Ragazzo si getta dalla finestra della scuola".
"Non bastano i medicinali per curare i malati mentali".
"Aumenta la voglia di svago. Boom dei parchi di divertimento".
"L’intestino malato ha Amici".
"In piazza Bra apertura degli stand espositivi di mezzi e materiali delle Forze Armate; mostra fotografica interforze alla Gran Guardia e gara di disegno, a cui potranno partecipare bambini dai 6 ai 10 anni, dal titolo «Disegna le Forze Armate»".
Se fossi ancora capace di intendere penseresti di vivere in una parallela dimensione allucinatoria.
Ma non lo sei.
Applaudi la candidata velina al concorsone della domenica pomeriggio presso la Grande Mela, che sembra ammiccare alla tua erezione.
Dal culo non l’avevi riconosciuta. È tua figlia.
Sei confuso, è umano.
Nell’universo dissociato le tue sinapsi tirano brutti scherzi, capovolgendo il significato delle cose che non riconosci più.
Da qui in poi tutto è ammissibile, perché nulla ha senso.
E allora succede che gli amanti degli aguzzini nei campi di concentramento, quelli che tifano per gli esperimenti condotti su bambini in nome di una superiorità del sangue, quelli che negano l’abominio perché altrimenti loro non esisterebbero visto che loro sono abominio, quelli che propagandano il diritto a odiare per questioni di razza e suolo, nel mondo a testa in giù non vengono spazzati via ma risarciti di diecimila euro come "equa riparazione" per l’eccessiva durata di un processo.
Bevi un altro sorso di videocrazia, di malvagità del banale e di fascismo estetico che giorno dopo giorno disintossica.
Sei una pecora tossica, tra pecore tossiche, che vota per il macellaio psicotico.
Tanto sono altri i problemi di questa città, converranno le anime belle addormentate.
Sei sceso di un altro gradino.
Più scivoli e meno scindi.
È un attimo.
Lentamente scivoli sulla buccia di banana della banalità.
E poco alla volta ti ritrovi protagonista di un reality show da quattro schei pieno di facce di merda, fascia pomeridiana, target tendente all’anziano, a quegli ultimi anziani pensionabili, da retequattro insomma.
Il reale, bah, in fin dei conti, che sarà mai.
L’irreale, beh, che c’è di male a coltivare qualche sogno?
Per sognare bisogna prima addormentarsi, questo è inconfutabile.
Il fatto è che non sei nemmeno più capace di produrre materiale onirico degno di questo nome. I tuoi sogni sono pillole deformanti di iperrealtà.
Sembri sotto l’effetto di un potente narcolettico.
Ora scivoli di un altro gradino, sulle scale che conducono allo scantinato della tua coscienza.
Mentre le palpebre si appesantiscono da lontano odi una ninnananna che ti culla: "se ti senti insicuro del tuo futuro hai bisogno dell’esercito per le strade, te lo giuro". Pensaci, non fa una piega.
Annuisci imbambolato.
Nel sonno acido in cui è immerso il tuo quotidiano affiorano visioni mefistofeliche.
Come se tu fossi sognato da un oppiomane che ha maldigerito una peperonata fredda.
Adesso forse te ne accorgi, di scivolare.
Ne convieni, ne sei consapevole, annuisci, te ne fotti.
Leggi con malcelata noncuranza il giornale locale.
"Ragazzo si getta dalla finestra della scuola".
"Non bastano i medicinali per curare i malati mentali".
"Aumenta la voglia di svago. Boom dei parchi di divertimento".
"L’intestino malato ha Amici".
"In piazza Bra apertura degli stand espositivi di mezzi e materiali delle Forze Armate; mostra fotografica interforze alla Gran Guardia e gara di disegno, a cui potranno partecipare bambini dai 6 ai 10 anni, dal titolo «Disegna le Forze Armate»".
Se fossi ancora capace di intendere penseresti di vivere in una parallela dimensione allucinatoria.
Ma non lo sei.
Applaudi la candidata velina al concorsone della domenica pomeriggio presso la Grande Mela, che sembra ammiccare alla tua erezione.
Dal culo non l’avevi riconosciuta. È tua figlia.
Sei confuso, è umano.
Nell’universo dissociato le tue sinapsi tirano brutti scherzi, capovolgendo il significato delle cose che non riconosci più.
Da qui in poi tutto è ammissibile, perché nulla ha senso.
E allora succede che gli amanti degli aguzzini nei campi di concentramento, quelli che tifano per gli esperimenti condotti su bambini in nome di una superiorità del sangue, quelli che negano l’abominio perché altrimenti loro non esisterebbero visto che loro sono abominio, quelli che propagandano il diritto a odiare per questioni di razza e suolo, nel mondo a testa in giù non vengono spazzati via ma risarciti di diecimila euro come "equa riparazione" per l’eccessiva durata di un processo.
Bevi un altro sorso di videocrazia, di malvagità del banale e di fascismo estetico che giorno dopo giorno disintossica.
Sei una pecora tossica, tra pecore tossiche, che vota per il macellaio psicotico.
Tanto sono altri i problemi di questa città, converranno le anime belle addormentate.
Sei sceso di un altro gradino.
Più scivoli e meno scindi.
il veneto fronte skinheads, indagato per essere riconosciuto colpevole di istigazione all’odio razziale, alla violenza e all’intolleranza, è stato assolto (in realtà si tratta di orsoline sotto mentite spoglie) e la difesa ha chiesto il risarcimento di diecimila euro cadauno come riparazione per l’eccessiva durata del processo.
“per fortuna che giustizia giusta è fatta”, hanno sbavato i pelati boyscout.
cos’è sta storia dei diecimila euri, che me la son persa?
o e’ la banalita’ della malvagita’?