Gnocco e moschetto fascista perfetto

Ai nostri tempi il carnevale era una cosa seria e le tradizioni si rispettavano, non si mandava tutto a puttane come fanno i giovani d’oggi.
Ai nostri tempi al venerdì il re del carnevale, il più tristo e miserabile scabbioso e moralmente corrotto marginale, portato in trionfo dal popolino prendeva il controllo della società e il mondo si ribaltava. I potenti, i mercanti, i legulei facevano meglio a travestirsi o a chiudersi nei palazzi, il prete a nascondersi nella cripta e tutti quelli che avevano rispettato il re e la giustizia, tutti quelli che avevano pagato le tasse e rispettati gli editti potevano abbandonarsi alla gioia dell’anonimato e alla libertà delle loro più segrete passioni e fantasie, i poveri erano i nuovi ricchi e i brutti erano i nuovi belli.
Alla mezzanotte del martedì, poi, il re del carnevale veniva tirato dal popolino, che lo aveva portato in trionfo cinque giorni prima, fuori dalle mura della città e lì a calci e pugni e randellate veniva finito e lasciato in pasto ai lupi perché l’ordine riprendesse il controllo della società.
Il carnevale di oggi a Verona non ribalta proprio niente, ritrasmette il medesimo segnale della televisione, la medesima versione di facebook, lo stesso sconsolante spettacolo.
Nel carnevale di oggi a Verona i poveri non sono ricchi, gli affamati non possono abbuffarsi, stop immigrazione era scritto su un carro, gli gnocchi sono solo per i ricchi, il Duca della Pignatta non nutre più gli straccioni di mano lesta di S.Stefano, la pentola di soldi anche a carnevale rimane sempre agli stessi, il re del carnevale è il re di tutti i giorni, la sfilata dei carri allegorici non propone alcuna allegoria: si limita a ripetere il carro del governo, ma come a tutti è ben chiaro il buco di culo non è un’allegoria del buco del culo, è semplicemente il buco del culo.