Il bon ton del razzista

Leggiamo con grande sorpresa un articolo sulla nostra fedelissima L’Arena in cui il degno primo cittadino di questa città dell’amore mercificato accusa uno screanzato presidente di società aeroportuale di maleducazione.
Ora, non è che noi si abbia proprio il buon tempo di andarci a leggere tutte le cazzate che vengono pubblicate dai giornaletti di provincia e certamente ci siamo ben guardati dall’entrare nel merito della questione, che immaginiamo comporterà qualche interesse economico, altrimenti al sindaco di solito se non c’è da fare affari gli frega un cazzo di niente e non perde tempo a rilasciare dichiarazioni ai pennivendoli.
Ci siamo limitati a chiederci a quale forma di educazione si riferisse il primo cittadino della nostra educatissima e decorosissima cittadina, perché bisogna escludere che con il termine “educazione” volesse intendere educazione civica, visto che lui stesso è stato ufficialmente e civicamente apostrofato con l’epiteto di “razzista”. Quindi forse parlava di educazione grammaticale? Ma anche questo è poco credibile da parte di chi si avvale di uno che, profumatamente prezzolato, gli scrive i discorsi. Allora forse intendeva educazione dialettica? Ma anche qui, uno che sfugge qualsiasi confronto in cui vi sia la possibilità di essere fatto oggetto di domande, uno che non si confronta coi cittadini a proposito delle grandi opere ma solamente a proposito delle buche nelle strade, non è certo il più indicato per dare lezioni in merito. Educazione alla democrazia? Mal si spiegherebbe allora questa sua profonda avversione verso lo strumento dei referendum popolari. E allora cosa? Educazione artistica? A fronte di un tornaconto, non esita a definire quattro sassi i reperti rinvenuti negli scavi ai piedi di una delle chiese più antiche di Verona. Dunque, di quale cazzo di educazione parla? Quale forma di educazione ritiene lui di possedere più del suo indegno interlocutore? Si tratta probabilmente di quella virile educazione fisica vecchio stampo, appresa dai preti e affinata nei campi addestramento dei camerati, secondo la quale è una goliardata spaccare la faccia a chi se ne va in giro per il centro coi capelli lunghi, è consentito schiacciare come scarafaggi quelli che chiedono l’elemosina tra le mura della piccola Gerusalemme e disprezzare qualsiasi forma di diversità, ma è assolutamente censurabile qualsiasi forma di dissenso: per sua natura, il dissenso dovrebbe essere recalcitrante a ogni azione minacciosamente correttiva.
Mettetevelo bene in testa, o si è educati come dice lui, oppure non si ottiene risposta. Basta vedere come facilmente le associazioni e le scuole cattoliche, assai bene educate, maestre di educazione, ottengono ogni anno sovvenzioni a pioggia per oltre 500.000 euro. È facile, basta chiedere con educazione: i preti in questo, si sa, sono imbattibili e infatti hanno educatamente ringraziato con un bell’inchino e un baciamani oltreché con un educatissimo plebiscito nell’urna, un gesto che il Nostro ha molto apprezzato. Ci chiediamo perché chi voglia confrontarsi con lui non si conformi a questo semplice, onorevole e civilissimo codice comportamentale che metterebbe Grugnolo nella migliore disposizione all’ascolto e al confronto costruttivo. Basta essere educati, baciare la mano e non rompere i coglioni.

 

2 pensieri su “Il bon ton del razzista

  1. Nel frattempo è già ripartito in quinta con la sua politica del capitale a tutti i costi (anche a spese dei pitochi): posti di blocco e multe a go-go (non parliamo più di alcol-test o drug-test, ma molti controlli di velocità laser in piena notte, lunga il canale Camuzzoni ad esempio) e svendere l’Arena al miglior offerente (ora i WMA, domani la sagra della salsiccia e birra cruda).

  2. Lo screanzato presidente di società aereoportuale sull’arena mandava a fare in culo il modo di fare dei dirigenti/politici veronesi nel loro aereoporto. quindi trattasi di educazione sessuale. E a tosi di andare a fare in culo non pare ancora vero dall’euforia sessuale!

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