Forse uno dei peggiori e a ben guardare più rancorosi dei quarantatre numeri usciti, redatto a petto nudo dai sopravvissuti alla settimana più calda degli ultimi duecento anni. Asfissiati dal clima, anziani insofferenti di tutto, rifugiati all’Adigeo per scroccare l’aria condizionata e le offerte di assaggi privi di glutine, rinfrancati solo dalla prospettiva dell’impatto con un meteorite bello grosso che finisca davvero col brusarli tuti i topi di questa popolazione mondiale di migranti che quando hanno la fortuna di fermarsi per due o tre generazioni in un posto cominciano a odiare i migranti, all’ora di chiusura dei centri commerciali, quando le motoseghe si tacciano e i giovani si radunano per consumare colorati beveroni e maledire i diversi, le donne, gli albini e gli astemi, noi siamo andati in cerca delle più profonde radici culturali di questo popolo spaesato e abbiamo trovato le sagre dove gli autoctoni si ritrovano per celebrare spensieratamente la loro appartenenza alla specifica microcomunità.
Un numero documentale specialistico, solo per alfabetizzati radical chic che sanno leggere e scrivere, antropologi e sociologi addetti ai lavori, dove comunque tutti gli altri potranno godere delle poche ma validissime e coloratissime illustrazioni visto che per l’occasione viene distribuito gratuitamente amore dei.
– La sagra della lirica: cori, salamelle e cotillon, di Nomenklatura
– Famiglia ibrida, de Il Miserabile Jean
– Una serata alla Vera Festa in Rosso, di Lord Scoppiafica
– La dittatura dello staff, di Fabiana Inculamorti
– La vita sagra, di Sam Brutale
Cercatelo anche nei vostri consueti luoghi di villeggiatura così quando sarete in spiaggia a farvi un bagno di ultravioletti potrete sfoggiarlo pieghettandolo a striscioline e usarlo come ventaglio per asciugare il sangue e il sudore che sgocciolerete nei prossimi vent’anni.