A Verona la gente che parla troppo in genere non piace.
Ad esempio, se uno a Veronda dice che la mafia striscia nei palazzi del potere né più né meno che a Milano e a Brescia, ecco che ha perso una buona occasione per tacere. Ecco i potentati padani inalberarsi per il fango sulla patria e i preti minimizzare e la polizia circolare.
Oppure, che so, se a Veronda uno dice che la cultura razzista striscia nei cuori dei piccoli ex risparmiatori padani, ecco subito i patentati padani inalberarsi e i preti minimizzare e la polizia circolare, signori, circolare.
Se vuoi parlare pane al pane e vino al vino non aspettarti che qui ti vogliano del bene.
È un fatto, tuttavia, invero sorprendente, che in questo ambizioso e cupo laboratorio di menzogna e diseguaglianza che è Veronda sia molto pericoloso anche starsene zitti.
E in proposito i giovani sordomuti delle Provolo ne sanno qualcosa. Per tacere tacevano, ma ciò non toglie che se li siano inculati quanto ne avevano voglia. E poi, certo, i preti sempre a minimizzare.
L’altra settimana c’è uno che passa, oh, mica faceva del male a nessuno, aveva perso la mamma, e non fiatava.
Lo fermano – Nome e cognome. Che ci fai qui, negro?
– Non rispondi, eh?
– Scommetto che hai gli ovuli nella pancia.
Ooo, avesse detto una parola, quel disgraziato! L’hanno sequestrato, sedato, radiografato.
Va ancora bene, ché in altri tempi e luoghi glieli cacciavano fuori a calci in pancia quei cazzo di ovuli. Circolare, signori, circolare, non c’è un ovulo da vedere.
Perciò tenetevelo per detto, che neanche stare zitti qui da noi è molto salutare.
Non si sa più bene cosa si debba e non si debba fare.