Coltural II: Il carroccio passava e quella donna gridava Lombardi.

di Livio Camembert Fasto

Finalmente la scossa che tutti aspettavamo, dopo secoli di torpore la torpedine della cultura si schianta sulle mura di Verona, risvegliando idee sopite e fermenti mai lievitati in questi mesi. Perché esistevano questioni più importanti da risolvere, come i grandi temi della sicurezza, della viabilità, dell’inquinamento e il risanamento delle casse comunali dopo la disastrosa parentesi don zanottiana, nonché naturalmente l’Hellas. 

 


Ora che tutto è stato magistralmente risolto, le teste d’uovo ("l’intellighenzia", come amano definirsi) hanno deciso di portare una ventata, ma che dico, un’ondata di cultura per deliziare i fini palati dei cittadini veronesi, che inquieti già assalivano i bastioni sull’Adige al grido di "QULTURA! QULTURA!". E pare che i circenses verranno presto versati a fiumi, non a caso, perché la prima iniziativa parte da quell’inclito uomo che risponde al nome di Flego, esponente del Carroccio, il quale propone una bella regata sull’Adige, dalla diga fino all’ex-macello. I danari raccolti durante la manifestazione serviranno per asfaltare l’orgoglio fluviale di Verona (finalmente) e costruire i tanto agognati parcheggi. Di pensier in pensier si passa all’esuberante Lucia Cametti, presidente della Commissione cultura (!), che sferra una zoccolata pregna di cultura col suo vecchio cavallo di battaglia del Carroccio veronese.

Si tramanda che la Cametti dormiente (degna di un quadro di Rousseau), durante la riunione per la stesura del documento programmatico, svegliatasi dal suo torpore, s’alzasse in piedi sul tavolo urlando: IL CARROCCIO! IL CARROCCIO!, dalle parti di FLego e dei suoi sgherri una voce di rimando LOMBARDI! LOMBARDI! Et voilà il gioco fu fatto: ben presto potremmo ammirare assieme ai nostri figli, con orgoglio e forse con una lacrima che scende, il carroccio veronese depositato nella basilica di San Zeno. Queste due proposte potrebbero bastare, ma i vulcanici membri di quest’allegra brigata vogliono ancora più cultura, mai ne sono sazi e allora via con la costituzione di una scuola di canto gregoriano con sede nella chiesa di Santa Chiara (sbrigatevi a iscrivere vostro figlio perchè i posti disponibili stanno esaurendosi), un museo-laboratorio per i burattini di Nino Pozzo, una maggiore attenzione alle realtà teatrali amatoriali veronesi (che non vuol dire niente) e la promozione della scuola circense con spettacoli di piazza (non sarà pericoloso? Da che località proverranno i circensi?) e il Carroccio dei veronesi, ah no! già detto… Spicca tra tutte le voci, la dichiarazione di Ciro Maschio: «È un documento programmatico basato su una visione d’insieme e non si tratta di appropriazione di competenze altrui», prego qualche anima pia di contattarmi e spiegarmi questa frase perché non dormo la notte. E la dichiarazione di Stefano Casali di Forza Italia: «la commissione si è ispirata al "voria cantar Verona" di Berto Barbarani»… sicuro che non poteva tacere? Ringraziamenti particolari vanno inoltre a E.S, che ha scritto l’articolo per l’Arena, per aver raccontato queste cose come si parlasse della preparazione di una zuppa di lenticchie. Forse ci crede pure lui a questo progetto dal momento che sottolinea il lavoro della Commissione con questa frase: «Il documento programmatico contiene anche alcune indicazioni concrete per il rilancio della cultura nella nostra città», spero fosse solo una battuta e io non l’ho capita. Un sentitissimo ringraziamento va inoltre a Mimma Perbellini: si cerca ultimamente anche nel mondo della stampa di essere moderati nei giudizi sulle persone, credo che sia il caso che qualcuno le faccia moderatamente notare quanto si stia coprendo di RIDICOLO una persona che è stata presidente dell’Accademia Cignaroli e che ora sta poppando dalla stessa mammella di 4 trogloditi, i quali ci propinano queste panzane col suo benestare. Come rispondere a queste persone? Mi vengono alla mente le parole del filosofo alessandrino Dìocane di Colofone: «la risposta alle vostre proposte è insito nel mio nome».

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