L’ombroso quarantatre: un numero un po’ endorsement un po’ bunga bunga

Trovate appassionante la fase politica che stiamo vivendo?
Siete coinvolti dall’attualità? Dal debito pubblico, dalla rivoluzione culturale, dagli orientamenti delle masse, dalle sperequazioni democratiche?
L’ombroso è la rivista che fa per voi. Sempre sul pezzo, sempre un passo avanti alla realtà, sempre conficcata nel cuore dell’attualità.
Ecco allora un numero monografico dedicato a S., il Cavaliere che ci mostrò le grandi praterie dove oggi cavalchiamo giubilanti, dove i capitani coraggiosi possono trovare tutta la biada necessaria al loro sostentamento, dove ci attende un infuocato tramonto che farà rabbrividire i paesaggisti, fremere i lirici, bestemmiare i credenti, disorientare i rabdomanti e impallidire gli ubriachi.
Un numero cantato con la voce delle Olgettine oggettine, sulle note di Apicella, con i versi di Bondi.
Ma non è questo il tempo delle nostalgie, non è ancora l’ora dei vintagismi, perché S. non è tramontato, non è invecchiato, è maturato. È maturato in qualcosa di più solido, più radicato. La sua barzelletta non fa più ridere, si è fatta parabola, bussola del presente, riferimento culturale nazionale.
Ecco dunque finalmente il numero 43 di L’ombroso, atteso da nessuno, perfettamente superfluo e pure così puntuale, significativo e naturalmente esilarante ed economico.
Correte dunque a comprare, compagni sfaccendati, a zero euro, il feticcio di Berlusconi, l’originale! Visto in TV!
E ricordatevi di riempire di dobloni le cassette mortuarie che trovate nei migliori locali del nostro paesone.

In questo numero:

– Scusate il ritardo, perdonaci Silvio, di Max Brododidado
– The Walking Silvio, di Tex Pussy
– Lettera da Dudù, di El Gefry
– Nani e ballerine, di Lord Scoppiafica
– L’arca di Noemi, di Milo Mannaro
– Io e Silvio, de L’anarchico Fufi
– Io stavo col Cavaliere, di Fedele Castro

Il tutto innaffiato da figure coloratissime, perfettamente genuflesse, dei nostri mastri cesellatori di icone sacre.