Il premio Dodici Apostati

I premi in generale mi mettono malinconia. Alcuni, in particolare, m’inducono a una desolante consapevolezza della vanità e insensatezza dell’umana universale vicenda e da un annichilente senso di solitudine.
Uno di questi è il premio del ristorante dodici Apostoli.
Il ristorante dodici Apostoli si definisce un antipremio perché non mette in palio soldi. In realtà è un premio come molti altri e vuole fare spettacolo distribuendo riconoscimenti a cappella, che è un vecchio trucco per farsi pubblicità senza scucire il fondo della giacca.
I dodici apostoli da trentacinque anni distribuiscono in Verona ben due premi a casaccio ogni anno: stilano un eterogeneo elenco di giornalisti o generici intellettuali e i primi due che si danno disponibili a cenare a macca al Dodici apostoli li premiano in pompa magna.
Ma evidentemente non bastandogli, da tre anni a questa parte il celebre ristorante è prodigo anche di un terzo riconoscimento e di questo terzo premio si dura veramente fatica a capirne il senso. Premiano un letterato. Ma non un letterato che possa scroccare la cena, nossignori, un letterato defunto, però non uno sfigato qualsiasi, un letterato coi controfiocchi. Lo si invita alla cena senza chiedere il suo permesso e gli si appatacca sul petto una inguardabile fusione in bronzo del cuoco Gioco.
Ora, se il primo anno questa sottospecie di premio è stato assegnato al poeta inglese Stephen Spender, tirando a mano sue imprecisate frequentazioni veronesi, avendo quanto meno il merito di far conoscere ai veronesi ignorantelli come me il virtuoso talento del britannico giovanotto, il secondo anno hanno sparacchiato un premio nientepopodimeno che a Hemingway, che se non si fosse suicidato molti anni prima, si sarebbe di sicuro suicidato alla notizia di una tale onorificenza. Anche a proposito dello scrittore americano si sono raccontati le loro fole da nonni di quando il buon Ernest veniva ai dodici apostoli ad abbruttirsi di amarone. Del resto anche se fosse vera, non sarebbe una gran gloria. E’ noto che quel bamboccione di Hemingway è stato dappertutto e in qualsiasi posto si trovasse diceva che era il più bello del mondo e che ci si beveva – a macca – il vino più buono del mondo.
Ma per l’edizione 2012 i dodici apostoli hanno voluto superare se stessi, dare un originale segnale di forza e di speranza, un laido invito alle più dolorose patologie poetiche, accomodando come un cristo alla loro allegra e pantagruelica ultima cena il miserevole simulacro di Ezra Pound. Come al solito non hanno rinunciato alla tentazione di cagarla andando a spulciare una striminzita citazione dei dodici apostoli nei Canti del poeta. Ma bella forza, nei Canti è citato tutto. Pound è come Nostradamus, se cerchi ci trovi sempre. Dico io, se proprio si voleva premiare un artista circense, perché non preferire a Pound una gloria genuinamente padana, per esempio, come Cesare Lombroso? Se invece si voleva esaltare il genio letterario, allora perché non Dante?
Sicché c’è davvero da domandarsi con quale criterio la scelta di un premio di un ristoratore sia caduta su questo poeta – il cui nome peraltro è recentemente utilizzato a sproposito in ogni occasione – che non essendo un uomo, bensì una specie di macchina programmata per comporre versi struggenti e impressionanti, non ha mai avuto il bene di cibarsi d’altro che di carne putrefatta, di poeti morti, di vermi e di crisalidi.
Sono convinto che con molta maggior attenzione andrebbe maneggiata la figura di questo impareggiabile cantore degli inferi terracquei che tanto s’esaltò per lo sterminio degli usurai da perderci la testa come un vero gorilla schiantato dall’orrore e dal dolore.
Perché io certo, in quanto scribacchino, non dovrei neppure osare lucidare l’alluce sinistro dell’impareggiabile Ezra Loomis Pound. Ma non posso non riconoscere, con il massimo rispetto e la necessaria umiltà, che i Canti Pisani sono veramente una cagata pazzesca.
E pertanto il loro autore, secondo me, non è degno di essere insignito di una così notevole, significativa e succulenta onorificenza mentre a me tocca andare a mangiare anche oggi alla mensa della parrocchia.

2 pensieri su “Il premio Dodici Apostati

  1. grazie, ci compiacciamo della vostra urbanità.
    Ma sappiate che per il prossimo anno se vorrete ancora approfittare della nostra illustre ribalta
    dovrete quanto meno invitarci a cena.

  2. Il ristorante 12 apostoli tutto, ringrazia il giornaletto “L’ombroso” per l’attenzione rivolta alla 35esima edizione del Premio 12 apostoli, sperando di rinnovare la mediatica collaborazione anche per la prossima edizione, ne approfitta per porgere i più cordiali saluti all’impeccabile redazione.
    Serena giornata a tutti Voi

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