Visto Grugnolo su Telenuovo! Da Santoro. Che cosa ci trova Santoro in Grugnolo? Il pubblico di Santoro che cosa ci trova in Grugnolo? Basta ascoltarlo dieci minuti per capire che non ha un cazzo da dire. E allora? Santoro da bravo imbonitore prende Grugnolo in trasmissione come lo zingaro tiene l’orso ballerino. A onore del nostro Chit Carson bisogna riconoscere che ci vuole un bel coraggio per andare a sparacchiare sentenze alla cieca nelle luci soffuse del triste studio del Servizio Pubblico, a spiegare con tutta naturalezza che il debito pubblico è esploso e adesso bisogna tartassare i ricchi: le tasse ai ricchi. Uh! I ricchi, Grugnolo? I ricchi? Ma non erano i terroni? Come scusa, non erano i negri che gliela dovevamo far pagare? Adesso sono i ricchi?
«E questa cosa che mi preocupa eco e io già alora ò deto io ai due ministri»… Ma cosa dici? Ma cosa dice? Ma dategli un gameboy che se ne stia zitto! Dice che a Berlusconi si dava la fiducia perché si sapeva chi era, Monti non lo sanno ancora. Mi chiedo quali siano le informazioni che Flavio Carson e la sua banda acuminata stanno cercando prima di dargli la fiducia anche a lui.
Interpellato da Santoro se il governo Monti sia il governo delle banche e dei poteri cazzuti, Grugnolo risponde a qualche domanda a caso, mi sembra il concorrente della ruota della fortuna, Santoro stenta chiaramente a capirlo, del resto si esprime con quell’accento da troglodita senza mai dire nulla a proposito delle banche, «ma che però ci vuole sempre rispeto, e insoma alla fine se Berlusconi si fosse dimesso un ano prima non ci avremo questo governo».
Uno spettacolo circense, un asino che fa un’analisi! Venghino signori, venghino! Tengo duro, ma dopo un’ora senza sentirlo ragliare (in mancanza di gameboy gli avevano dato un foglio da disegno e dei pennarelli colorati per prendere appunti) gli viene nuovamente, pazientemente rivolta una domanda da un Santoro imbolsito a proposito del conflitto di interessi. A questo punto sforzando un embrione di sorriso, e lamentandosi del lungo silenzio a cui era stato costretto, il nostro annuncia, udite udite: un ragionamentino. Diminutivo coniato lì per lì con rara perspicacia riconoscendo che un ragionamento sarebbe troppo ambizioso per lui e si lancia nelle seguenti argomentazioni senza un filo conduttore che dovrebbero costituire il suo ragionamentino:
– le banche hanno le mani legate, Passera è pulito, non è inscieme controllore e controllato;
– spara dei numeri, il cui senso sfugge, a proposito di Unicredit e Intesa, ma certamente i suoi amici capiscono;
– la colpa è della globalizzazione;
– racconta la storia del muro di Berlino;
– la spesa pubblica un quarto sono impiegati nel pubblico, ci sono troppi pensionati e troppo pochi occupati…
E quindi? Gli chiede Santoro che si è bello che rotto i coglioni di sentirlo andare per suo conto a vanvera.
«E quindi Monti dovrà prendere tuta una serie di misure che vano a incidere su questi fatori».
E beh, sì certo, illuminante. Ora si capisce bene perché a Veronda il trasporto pubblico è uno e trino, no? Quando uno ha le idee chiare, sa sempre dove andare a sparare.