Nel mio giardino c’è una merda

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Orfani del loro santo protettore locale, che per questioni di opportunismo ha deciso di accantonarli presentandosi pubblicamente con il vestito buono della festa (senza macchie di sugna), s’alzano alti dalle fogne gli squittii di chi ha sempre ritenuto Veronda patrimonio della loro disumanità.

Non basta più stringersi cameratescamente sotto il vessillo della pulizia etnica, né ricevere la benedizione di bavosi preti incendiari. Careghe e schei hanno frantumato il sodalizio spirituale della supremazia ario-padana, non c’è nazionalismo o secessionismo che tenga. Adesso ognuno coltiva i propri capri espiatori, ognuno corre per sè nella gara a chi è più razzista.

Dedichiamo allora questo modesto omaggio a coloro i quali ci ricordano ogni giorno che quando la nave degli uomini liberi affonda, loro ballano.

Verona, da sempre «culla» dei ragazzi di Salò, ha ospitato nell’ultimo mese per ben due volte Roberto Fiore: il primo dicembre in una conferenza stampa presso il Municipio (sala richiesta dal capogruppo della Lega in regione e in comune, Flavio Tosi) e il 14 dicembre alla presentazione del suo libro «Noi Terza Posizione», nella sala della 3ª circoscrizione, quindi sempre un luogo pubblico. Funzionari e impiegati della circoscrizione si sono trovati davanti al fatto compiuto, dato che la sala non è stata concessa seguendo il normale iter burocratico ma, pare, direttamente dal presidente della circoscrizione, un perfetto sconosciuto di Forza Italia.
(P. Bonatelli, Chi protegge i forzanovisti a Verona?, «il manifesto», 2 dicembre 2000)

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