Microfisica del vuoto

ovvero l’antico vizietto di due giornaliste tutte d’un pezzettone

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si viveva ai tempi del principato di Grugnolo Primo, il Grande Sdoganatore, quando nugoli di cro-magnon ventenni giravano impuniti a rinverdire i vecchi fasti della mai tanto dimenticata repubblica sociale di Salò. Protetti dai nuovi paroni del vapore in camicia verde e dai vecchi camerati in camicia nera, annoiati teletubbies gialloblu fendevano l’aria con la forza delle loro opinioni.
Finchè, a forza di accesi dibattiti in centro su chi secondo loro avesse diritto di esistere (nel bignami che hanno in tasca è scritto a chiare lettere: sangue, suolo e tradisiòn sono da difendere dalle invasioni degli strani di colore – pelle, fede politica o sciarpa da tifoso che sia), c’è scappato il morto.
Parte allora il penoso e inutile coro dei mea culpa sulla società, sulla famiglia, sulla mancanza di valori (ma i “valori”, sangue, suolo e tradisiòn, questi ce l’hanno bene in testa, del tutto aderenti a quelli di chi amministra Veronda). Poi una ritemprante rimozione collettiva, una vasca in centro, che bela bomboniera Verona, e passa tutto.
Ma non è colpa solo dei troglo fieri di appartenere alla razza eletta delle Golosine se la città, dall’intestino costipato, fatica di nuovo ad andare di corpo.
A rimpolpare il primato di nazificazione ci sono gli amici istituzionali di sempre (quelli che anni fa organizzavano concerti in onore della stirpe mariotta spacciandoli per eventi dedicati ai giovani contro lo smog e oggi si fanno garanti delle festine salòttiere a braccio teso nelle discoteche, per volontà Di Dio), con il bene placito dei compagni di partito del Borghesio (tutti cuore verde e olio di ricino) e la benedizione dei genuflessi cacciatori tradizionalisti di infedeli. La meglio sbobba, insomma.
Alcuni di noi, senz’altro i più ingenui e infantili, guardano tuttora sbigottiti la banalità del male diventare Norma e Abitudine.
Ma c’è qualcosa di più sulle rive dell’Adige. Non saremo a Veronda sennò.
Quegli invasori allogeni dei cinesi hanno un detto: in mancanza di tigri, le scimmie si ergono a tali, ma rimangono scimmie. Ecco, poca cosa sarebbero le scimmiette ammaestrate se il corpo sociale scaligero si limitasse a tirare loro qualche nocciolina. E invece vivaddio viviamo in un’epoca trista in cui le opinioni, qualsiasi esse siano, hanno il sopravvento sulle idee. A farne le spese anche le più elementari idee di convivenza e diritto alla dignità di essere liberi e umani. A Mario piaccioni i falafel? Luisa adora le gonne blu? Wolfang ha una passione per l’olocausto e le Waffen SS? Nella dittatura delle opinioni tutto è lecito, anche predicare (e praticare) le più becere teorie di sopraffazione. Se poi queste trovano spazio e agibilità pubblica, se diventano consuete e ricevono pacche sulle spalle, il terreno è concimato per bene, luame non manca, per le monocolture dell’odio a venire. Questo bel paesaggio ricco di sterco è l’eredità che i genitori stanno lasciando ai propri figli.
Per l’encomiabile opera di convincimento che “obnubilazione è bello” dobbiamo allora ringraziare pure l’informazione locale, Iddio non voglia ce ne dimenticassimo.
Scrivandra e Angiolonio, pasionarie-misionarie della carta stampata, sono un bell’esempio che fascismo si può, fascismo è chill-out, fascismo è good vibration raga.
Da tempo vanno imbellettando il cadavere del ventennio, lo rendono simpatico, accogliente, NORMALE. Che fascismo sia altro, tipo spregevole regime oppressivo, violento e autoritario, è appunto una mera questione d’opinione. Grazie a trucchi e belletti i seguaci locali dei repubblichini, così avant-retrò da adottare suggestivi idiomi futuristoidi e grafiche turbogiovaniliste, passano per essere degli innocui paciocconi liberi di propagandare la libertà del più forte.
A loro, alla embedded Scrivandra Vaccate in mimetica (megafono del fascismo solidarista della ong Popoli, recentemente premiata al carnevale di Viareggio) e alla nonconforme Angiola Angiolonio (giornalista super partes troppo frequentemente di casa a casaclown), i nostri più sentiti omaggi.
Grazie per contribuire a concimare il vuoto intorno a noi.