(Riceviamo e volentieri pubblichiamo)
Chi vede, nel buio della sera di sabato, le sagome di quei mostri e i militari aggirarsi sparuti rimane allibito. La guerra, la guerra, sempre nuova e sempre santa! Alta fino al cielo.
Il ragazzo M. manda un sms (“troviamoci almeno per fischiare”). La mattina dopo – ieri, domenica – entra in Bra, ci fa due passi, senza nulla dire o fare, ed è già fermato. Mezz’ora per controllo documenti. Ma prima o poi ci riesce a lanciare un urlo di sdegno per quella buffonata: Sindaco, Perla, Bolis, Marchesini, Bonfrisco insieme confusi e fusi con una marea di militari in varie fogge, carabinieri, finanza, polizia, poliloca, digos.
Un’occasione come poche: fino a pochi anni fa, i militari aprivano le caserme al popolo, il 4 novembre, giorno dei 680.000 morti, 600.000 prigionieri e dispersi, 950.000 mutilati e feriti cronici, 50.000 morti civili, 470.000 denunciati per diserzione o renitenza, 15.000 condannati all’ergastolo, 729 condannati a morte, 2.000 fucilati per decimazione o condanne sommarie, 5.000 fucilati per sbandamento durante la disfatta di Caporetto…
Il 4 novembre, giorno sacro ai reduci, poi cofondatori del partito fascista.
Ma adesso, da qualche anno, tutti in Bra, con i loro pneumaticoni al posto de le rue de formajo tanto care ai leghisti. Non mancano le e gl’integralisti, col nero tabarro, e gli alpini con la divisa anni ‘15-’18.
Il sindaco Signor Tosi ha gli occhi gonfi, certo di pianto, perché pensa a tutto quel bendiddio speso e spanto per un’Italia unita, mentre il suo Veneto affoga. Il suo vice del vice, Marchesini, ci urla nelle orecchie, parlando al telefono, che poco dopo partirà per… Io capisco Arcole, il ragazzo M. capisce Arcore. Fate voi.
La visita ai mezzi (per lo più altissimi, spropositati) dell’esercito comporta anche un’esibizione dei cani antidroga, i canti e i suoni della banda dei bersaglieri, le mogli dei militi, bionde rifatte, che, al sciogliete le righe, cicalecciano. Intanto i bambini vengono aizzati dai padri: salgono sui mezzi, ammirano. Un vero spettacolo.
Quand’ecco, sotto le scale del Municipio, vediamo arrivare una carrozzella con su un ragazzo giovanissimo. Qualcuno gli stringe la mano. Capiamo al volo: Kabul. E difatti risponde alla A. che lui è saltato in aria in Afghanistan, non dice dove. Impassibile, tutto normale. È il mercato bellezza!
Facile immaginare che quel ragazzo venga portato a fare il giro delle piazze militarizzate: un mestiere come un altro.
L’orrore è la pezza che sul buco ci mette l’ufficiale: il ragazzo è stato ferito alla spina dorsale, ma adesso lo stanno curando. Evidentemente crede che siamo stupidi. E forse lo siamo davvero, se lasciamo passare queste cose.
Il ragazzo M. manda un sms (“troviamoci almeno per fischiare”). La mattina dopo – ieri, domenica – entra in Bra, ci fa due passi, senza nulla dire o fare, ed è già fermato. Mezz’ora per controllo documenti. Ma prima o poi ci riesce a lanciare un urlo di sdegno per quella buffonata: Sindaco, Perla, Bolis, Marchesini, Bonfrisco insieme confusi e fusi con una marea di militari in varie fogge, carabinieri, finanza, polizia, poliloca, digos.
Un’occasione come poche: fino a pochi anni fa, i militari aprivano le caserme al popolo, il 4 novembre, giorno dei 680.000 morti, 600.000 prigionieri e dispersi, 950.000 mutilati e feriti cronici, 50.000 morti civili, 470.000 denunciati per diserzione o renitenza, 15.000 condannati all’ergastolo, 729 condannati a morte, 2.000 fucilati per decimazione o condanne sommarie, 5.000 fucilati per sbandamento durante la disfatta di Caporetto…
Il 4 novembre, giorno sacro ai reduci, poi cofondatori del partito fascista.
Ma adesso, da qualche anno, tutti in Bra, con i loro pneumaticoni al posto de le rue de formajo tanto care ai leghisti. Non mancano le e gl’integralisti, col nero tabarro, e gli alpini con la divisa anni ‘15-’18.
Il sindaco Signor Tosi ha gli occhi gonfi, certo di pianto, perché pensa a tutto quel bendiddio speso e spanto per un’Italia unita, mentre il suo Veneto affoga. Il suo vice del vice, Marchesini, ci urla nelle orecchie, parlando al telefono, che poco dopo partirà per… Io capisco Arcole, il ragazzo M. capisce Arcore. Fate voi.
La visita ai mezzi (per lo più altissimi, spropositati) dell’esercito comporta anche un’esibizione dei cani antidroga, i canti e i suoni della banda dei bersaglieri, le mogli dei militi, bionde rifatte, che, al sciogliete le righe, cicalecciano. Intanto i bambini vengono aizzati dai padri: salgono sui mezzi, ammirano. Un vero spettacolo.
Quand’ecco, sotto le scale del Municipio, vediamo arrivare una carrozzella con su un ragazzo giovanissimo. Qualcuno gli stringe la mano. Capiamo al volo: Kabul. E difatti risponde alla A. che lui è saltato in aria in Afghanistan, non dice dove. Impassibile, tutto normale. È il mercato bellezza!
Facile immaginare che quel ragazzo venga portato a fare il giro delle piazze militarizzate: un mestiere come un altro.
L’orrore è la pezza che sul buco ci mette l’ufficiale: il ragazzo è stato ferito alla spina dorsale, ma adesso lo stanno curando. Evidentemente crede che siamo stupidi. E forse lo siamo davvero, se lasciamo passare queste cose.
La storia, purtroppo, con il passare del tempo è sempre più relegata ad essere dimenticata in polverosi volumi. Le nuove generazioni, e non solo, cadono sempre più in veri e propri ‘vuoti di memoria’ in cui anche infami personaggi e situazioni scomode vengono ribaltati e fatti passare per meno gravi di quelle che sono state.
Il ruolo dello storico è sempre più messo da una parte a discapito di una informazione manipolata a seconda della parte politica.
Peccato in quanto, così facendo e con la complicità degli attuali governanti, gli errori commessi sono destinati a ripetersi.
Buona fortuna a questa ‘piccola’ Italia.