Asma 3.0

ITE MISSA EST

di Lemon Roidy 

Il cuore di Vandea pulsava aritmico e sotto il tricorno finesettecentesco la boccuccia fina di Maurizio J. canticchiava "Vacanze Romane". Una canzone della sua omonima Antonella, riproposta da Dj Gregorius con il suo solito mix breakbeat di canti medievali e testi latini.
Già l’incipit, con il suo "Roma, ubi es?", rendeva la potenza pontificia dell’Urbe e il cuore vandeano di Maurizio J cominciava a pulsare. Integralista.
E non è una metafora, visto che in quell’annus domini il comitato celebrazioni Pasque Veronesi aveva speso migliaia di euro in piccoli cuori vandeani luminescenti da regalare nelle scuole.
Lui, Maurizio J., capo assoluto delle Pasque, credente Tridentino, cavaliere di Malta e di Cemento, monarchico convinto, ne portava uno sul tricorno, made in China pure quello.

Sempre lui, Maurizio J., guardava la città dall’alto dello stesso castello da cui gli atei e giacobini francesi cannoneggiavano i fedeli della Vera Fede che quello stesso giorno di quasi 300 anni prima si erano ribellati al giogo francese. Ribellatisi più alle tasse che ad altro, ma questo era stato ben celato e mistificato negli anni a suon di Vera Fede, Messe in Latino, Carnevali in costume e Cannoneggiamenti a salve vari.
Ancora lui, Maurizio J., assaporava dall’alto la potenza Cattolica e Romana delle mura della città.
Mura ricostruite durante la prima guerra Provinciale, quando l’alleanza tra Nogara e Legnago aveva stretto in una morsa potente se non letale la città, che privata del suo territorio agricolo a sud aveva dovuto ripristinare gli orti di Spagna e riconvertire gran parte dei vigneti a polenta.
Fu un annus domini molto difficile per tutti a Verona.
L’evento che segnò più di tutti quel tragico periodo fu la rivolta dei tifosi a seguito della retrocessione dell’Hellas nel campionato di 37° categoria.
Sobillati dai cosiddetti Opearàisti, una corrente interna del grande PDN (Partito Democratico del Nord) formata da ex-antagonisti negriani locali passati al leghismo rosso e poi "sussunti" (come avrebbero detto loro stessi) dal PDN, i tifosi marciarono verso corte Pancaldo.
Lì linciarono l’ultracentotredicenne Conte Arvedi e misero al suo posto l’altrettanto superottuagenario Osvaldo Bagnoli.
Durante i riot in centro e gli scontri con le guardie padane – che avevano cercato di ostacolarli – venne distrutto anche "el Tosato", il mitico megaschermo che troneggiava in piazza Bra da svariati anni.
Ma questa è storia.
Nel presente la città, tutt’ora assediata, si accingeva a festeggiare la sua più sacra ricorrenza. Su ogni torre garriva indisturbato il vessillo di guerra di San Marco e non più il massonico tricolore sionista.
Ogni chiesa in città salmodiava in latino, il rito era tridentino, alla statua di san Zeno avevano fatto un bagno decolorante per motivi di decenza, il carroccio ricostruito girava per la città senza problemi.
Le minoranze stavano zitte.
"Che bel silenzio!" pensò Maurizio J. mentre il suo cervello andava al progetto del "Christus Rex", un cannone a onde sonore che doveva spezzare l’assedio con l’aiuto di migliaia di decibel di "Salve Regina" rielaborati dal fidato Dj Gregorius.
Le nubi si addensarono all’improvviso, il cielo si fece scuro e un tuono rombò in lontananza.
Stupìto da questo repentino cambio meteorologico, Maurizio J. nemmeno si accorse delle due ombre che lo raggiunsero furtive alle spalle.
"SCHWEEEEIN", lo stridìo improvviso di una lama che cozzava contro le sue vertebre cervicali fece accapponare la pelle a Maurizio J, la cui testa nel frattempo rotolava a terra.
Fece soltanto tempo a sentire un’ultima frase. Nell’odiato francese.
"Je suis l’amour, Je suis la guillotin".

Il suo cuore fisico cessò di battere, mentre quello vandeano, integralista, continuò il suo pulsare aritmico.
Con batteria cinese.

Ite missa est.